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Denudato, picchiato e incappucciato: tunisino torturato nel carcere di Reggio Emilia

Il pestaggio e le umiliazioni risalgono al 3 aprile scorso. Il detenuto, 40 anni, ha sporto denuncia: 10 gli agenti indagati.

Reggio Emilia – Incappucciato con un federa, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni sul volto e sul costato, calpestato con gli scarponi, trattenuto alcuni minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Poi denudato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, fino ad essere trascinato in cella.

Il pestaggio subito da un 40enne detenuto tunisino, il 3 aprile in un corridoio di un carcere italiano, l’istituto di Reggio Emilia, è documentato dai video delle telecamere interne, finiti agli atti dell’inchiesta chiusa dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto accusati di tortura.  Il filmato, come riportato dall’ANSA, mostra quasi dieci minuti di un pestaggio avvenuto in due fasi: circa sette nel corridoio, il resto sulla porta della cella. Qualcosa di “brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto”, aveva scritto il Gip Luca Ramponi che a luglio ha emesso un’ordinanza di interdizione dal servizio per dieci indagati.

Il detenuto era appena uscito dalla stanza del direttore, dopo aver avuto una sanzione di isolamento per condotte che avevano violato il regolamento. Mentre si dirigeva verso le celle, le telecamere riprendono come sia stato incappucciato, sgambettato e poi colpito mentre è a terra. Poi si osserva come il detenuto sia stato sollevato a mezz’aria, sempre con il cappuccio e a quel punto denudato. Viene condotto verso la cella e nuovamente percosso, poi sarebbe rimasto lì per oltre un’ora, nonostante le richieste di aiuto.

A quel punto, è stato ricostruito, il tunisino avrebbe rotto il lavandino della cella per cercare di attirare l’attenzione, cominciando a ferirsi coi cocci: le immagini mostrano il corridoio davanti alla cella che si allaga di sangue. Dopo circa un’ora sono intervenuti un medico e un altro detenuto e lo hanno soccorso. In seguito la vittima ha presentato una denuncia che ha dato il via alle indagini. 

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