Spunta un messaggio inviato in Senegal dopo il delitto del 2023. Lui si difende: “Credo nel voodoo, ma non ho ucciso.” Indagini in corso a Rimini.
Rimini – Nuove ombre sul delitto di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa con 29 coltellate il 3 ottobre 2023 a Rimini. Louis Dassilva, 35enne senegalese unico indagato e detenuto dal 16 luglio 2024, avrebbe chiesto a connazionali in Senegal di eseguire riti voodoo contro sei poliziotti della Squadra Mobile di Rimini e il sostituto procuratore Daniele Paci, titolare dell’inchiesta. Un messaggio, acquisito dagli inquirenti e inserito nel fascicolo investigativo, risalirebbe a poche settimane dopo l’omicidio e conterrebbe i nomi degli investigatori, con la richiesta di un rito tradizionale, alcuni dei quali prevedono sacrifici animali.
La rivelazione emerge oggi, 26 marzo 2025, mentre è in corso l’incidente probatorio davanti al gip Vinicio Cantarini, che sta interrogando Manuela Bianchi, nuora della vittima e presunta amante di Dassilva. L’uomo, durante un interrogatorio in carcere del 17 marzo, ha ammesso di credere nel voodoo: “Ci credo, ma la bottiglia che avevo lasciato davanti al garage era vuota,” ha dichiarato, spiegando di aver usato polverine spedite dal Senegal “per purificazione” in bottiglie di vino regalate a Manuela. “I riti servono a purificarsi, a mandare malefici o a far andare bene qualcosa. Valgono anche se uno non ci crede,” ha aggiunto.

Un messaggio dal Senegal
Secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, il messaggio inviato a un amico in Senegal—e intercettato dagli investigatori—svela la paura di Dassilva di essere arrestato. “Aveva terrore del carcere,” riferiscono fonti vicine all’inchiesta. In quei testi, il 35enne avrebbe indicato i nomi di Paci e di sei agenti, chiedendo a uno sciamano di eseguire riti per “proteggerlo” o “colpire” gli inquirenti. La pratica, radicata nella tradizione senegalese, non influisce direttamente sulle prove del delitto, ma aggiunge un tassello al profilo psicologico dell’indagato, già descritto dalla Procura come “capace di uccidere senza lasciare tracce” per il suo passato militare.
Dassilva, che si proclama innocente, è accusato di aver assassinato Pierina nel garage di via del Ciclamino per evitare che scoprisse la sua relazione extraconiugale con Manuela Bianchi. Tuttavia, la perizia genetica di gennaio 2025 non ha trovato il suo DNA sulla scena del crimine, alimentando le richieste di scarcerazione dei suoi legali, Riario Fabbri e Andrea Guidi.
Voodoo e indagini: un caso intricato
“Non ho ucciso Pierina, Manuela sta mentendo,” ha ribadito Dassilva al gip Cantarini, che sta valutando la sua istanza di libertà. L’incidente probatorio di questi giorni, iniziato il 25 marzo, si concentra sulle dichiarazioni della Bianchi, sentita per ore su quel 3 ottobre 2023, quando trovò il corpo della suocera. Ma l’elemento voodoo sposta l’attenzione su un aspetto inedito: la paura dell’arresto avrebbe spinto Dassilva a cercare un “aiuto soprannaturale,” un dettaglio che, pur non provando la sua colpevolezza, rafforza l’immagine di un uomo sotto pressione.
Gli inquirenti, coordinati da Paci, proseguono su più fronti: dall’analisi dei tre DNA ignoti trovati sugli abiti della vittima—con l’ausilio della super torcia forense “Crime-lite” attesa dagli USA—all’esame dei dispositivi elettronici di Dassilva, previsto per fine mese. Intanto, il caso continua a dividere l’opinione pubblica e a tenere alta l’attenzione anche in Senegal, dove un funzionario consolare ha visitato l’indagato lo scorso settembre.
Verso la verità?
A un anno e mezzo dal delitto, l’omicidio di Pierina Paganelli resta un giallo complesso. I riti voodoo, le contraddizioni tra gli ex amanti e l’assenza di prove genetiche definitive tengono aperta ogni ipotesi. “Servono fatti, non suggestioni,” ha commentato l’avvocato Fabbri. Ma per la Procura, il messaggio dal Senegal è un altro indizio di un uomo disposto a tutto pur di sfuggire alla giustizia.