Delitto di Garlasco, la rivincita di Stasi: “Fiducia nella giustizia”

In carcere dal 2015 per l’omicidio di Chiara Poggi, l’allora fidanzato della vittima, oggi 41enne, lavora di giorno come contabile. Si è sempre professato innocente e attende “con razionalità” i nuovi sviluppi del caso.

Milano – Può sembrare un paradosso eppure Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi, condannato nel 2015 a 16 anni di carcere per l’omicidio della ragazza di Garlasco, continua a professare fiducia nella Giustizia, anche adesso che con la nuova incriminazione di Andrea Sempio, allora amico del fratello della vittima, potrebbe venire dimostrata la sua innocenza, e di conseguenza clamorosamente smontato il castello accusatorio che gli ha rovinato la vita.

Ha “fiducia che sia fatta piena luce, fiducia nella verità e nella giustizia soprattutto per Chiara” ha spiegato uno dei suoli legali, l’avvocata Giada Bocellari. Che ha aggiunto: “Alberto è molto razionale, ormai ha praticamente scontato la sua pena ed è fiducioso, però, che sia fatta giustizia, perché lui si è sempre dichiarato estraneo”.

Fin da quando il mondo, nell’estate del 2007, crollò addosso all’allora 24enne studente modello della Bocconi. Era il 13 agosto. Chiara Poggi fu assassinata nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. Quel giorno era sola in casa, poiché i genitori erano in vacanza. Venne colpita ripetutamente alla testa e al volto con un’arma che non è mai stata ritrovata. A scoprire il corpo e a lanciare l’allarme fu proprio Stasi, che raccontò di essersi recato a casa della fidanzata dopo aver provato a contattarla senza successo, trovandola priva di vita. Sin da subito, i sospetti si concentrarono su di lui, alimentati anche dalla pressione mediatica che lo dipinse come il principale responsabile.

Sul luogo del delitto non furono rilevati segni di effrazione, né tracce di sangue sugli abiti o sulle scarpe di Stasi, nonostante la scena fosse intrisa di sangue. Questi elementi alimentarono dubbi e teorie alternative, ma non bastarono a scagionarlo. Un aspetto che ha sempre lasciato perplessi gli inquirenti è l’assenza di un movente chiaro. Si è ipotizzata una lite improvvisa o un raptus di rabbia, ma nessuna spiegazione definitiva è mai emersa. Fin dal principio, il giovane si è proclamato innocente, senza mai confessare il delitto.

La sua vicenda giudiziaria è stata lunga e tortuosa: arrestato poco dopo il crimine, fu rilasciato in pochi giorni; optò per il rito abbreviato e ottenne un’assoluzione in primo grado, seguita da un’ulteriore assoluzione in Appello per “non aver commesso il fatto”. Tuttavia, la Cassazione annullò queste sentenze, portando a un nuovo processo d’appello che, nel 2014, lo condannò a 24 anni, poi ridotti a 16 grazie allo sconto previsto dal rito abbreviato. La condanna definitiva arrivò nel 2015, e Stasi si consegnò spontaneamente al carcere di Bollate poche ore dopo la decisione della Corte Suprema.

Attualmente detenuto nel carcere di Bollate, Stasi beneficia di un permesso per lavorare all’esterno, svolgendo mansioni amministrative e contabili, come concesso dal Tribunale di Sorveglianza di Milano. Nel 2018 ha raggiunto un accordo civile con la famiglia Poggi, versando 700 mila euro a titolo di risarcimento. La sua pena terminerà ufficialmente nel 2030, ma grazie alla buona condotta e alla liberazione anticipata (45 giorni ogni sei mesi), potrebbe essere libero già nel 2028. Quest’anno potrebbe persino richiedere l’affidamento in prova.

Ma ora il ritorno in scena di Andrea Sempio – il ragazzo allora 19enne era già stato indagato e prosciolto – riapre uno spiraglio di incertezza sulla vicenda e anche sulle prospettive di Stasi. Le nuove analisi del DNA rappresentano una sfida per la giustizia italiana e un possibile punto di svolta per il 41enne che da sempre sostiene la propria innocenza.  “Al momento noi non faremo un’istanza di revisione del processo sull’onda mediatica, non abbiamo fretta di fare cose eclatanti, non si tratta ormai di tirare fuori qualcuno di galera, perché Alberto la pena l’ha già praticamente scontata” ha annunciato l’avvocato Bocellari, che ha precisato che l’istanza di revisione “la faremo prima o poi”, quando “avremo gli esiti della consulenza dei pm” di Pavia sulle tracce genetiche, che sarebbero riconducibili ad Andrea Sempio, ma “ora attendiamo” le nuove indagini. Non da ultimo l’avvocato chiede ai media di essere “garantisti con Sempio, cosa non fatta con Stasi”. 

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