Delitto di Garlasco: il Dna di Andrea Sempio e le analisi su nuovi reperti

Snodo centrale della nuova inchiesta sarà quel match tra il Dna prelevato al 37enne e i risultati conservati delle tracce genetiche trovate su unghie e dita della studentessa uccisa.

Pavia – A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, la Procura di Pavia ha messo al centro della nuova inchiesta Andrea Sempio, 37enne amico di lunga data del fratello della vittima, Marco. Il Dna prelevato coattivamente a Sempio giovedì scorso sarà confrontato con le tracce genetiche repertate sulle unghie e le dita di Chiara, studentessa di 26 anni massacrata nella sua casa mentre i genitori erano in vacanza. Un caso che torna a dividere l’Italia, con Alberto Stasi, condannato a 16 anni come unico colpevole, che dal carcere di Bollate continua a proclamarsi innocente.

La Procura, guidata da Fabio Napoleone, è convinta che le tracce biologiche trovate sul corpo di Chiara siano “leggibili” e utilizzabili, contrariamente a quanto sostenuto in passato. A firmare la consulenza che ha riacceso il caso è Carlo Previderè, genetista noto per il caso Yara Gambirasio, che ha individuato “uno dei cinque aplotipi compatibile con il profilo di Andrea Sempio”. Non solo: per i pm, quel materiale non deriverebbe da un contatto indiretto – come il pc di casa Poggi, spento da tre giorni prima del delitto – ma da un’interazione diretta con la vittima, forse durante l’aggressione. Spunta anche un secondo profilo genetico, un “Ignoto 2” non identificato, che apre scenari inquietanti: e se i killer fossero stati più di uno?

Questa settimana dovrebbe partire l’accertamento irripetibile sul Dna, con Previderè nuovamente in campo per la Procura, mentre la difesa di Stasi, rappresentata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, confida nei risultati per chiedere la revisione del processo. Sul fronte opposto, i legali di Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, si preparano a controbattere con l’ex comandante del Ris Luciano Garofano, che già bolla le tracce come “non idonee all’identificazione”.

Parallelamente, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, delegati alle indagini, stanno cercando di recuperare i reperti della scena del crimine, molti dei quali distrutti nel 2022 dopo la sentenza definitiva contro Stasi. Il pigiama di Chiara, il tappetino del bagno e la tastiera del pc – possibile fonte di contaminazione secondo la difesa di Sempio – sono introvabili, ma si tenterà di analizzare ciò che resta, come le fascette dei rilievi dattiloscopici.

Intanto, si prepara una nuova tornata di audizioni: i genitori di Chiara, Giuseppe e Rita, saranno risentiti, così come altri testimoni dell’epoca. Anche l’impronta di una scarpa insanguinata sul pavimento, attribuita al numero 42 di Stasi, sarà riesaminata, insieme a un “frammento papillare” sul dispenser del sapone, mai confrontato, segnalato nel 2020 dal consulente Oscar Ghizzoni.

Andrea Sempio, impiegato in un negozio di telefonia a Voghera, si dice “tranquillo” nonostante il clamore mediatico. “Sta pensando a sistemare la questione lavorativa”, ha dichiarato il suo avvocato Lovati. Dopo aver preso giorni di ferie per metabolizzare la notizia, il 37enne valuta di tornare al lavoro, sostenuto dalla famiglia e da Marco Poggi, che gli telefona ogni giorno. “È sconvolto, ma non per sé: teme per i suoi genitori e per i Poggi, che rivivono un calvario”, ha aggiunto l’avvocata Taccia. La sua difesa punta a smontare l’accusa, ribadendo che le tracce genetiche potrebbero essere frutto di contatti innocenti, legati alla frequentazione abituale della casa della vittima.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa