Delitto di Garlasco: dopo 18 anni Andrea Sempio di nuovo indagato per l’omicidio

Sotto le unghie di Chiara Poggi, uccisa nel 2007, ci sarebbero tracce di Dna riconducibile all’amico del fratello, che domani dovrà presentarsi dai carabinieri per essere sottoposto all’esame salivare e al tampone.

Pavia – A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco (Pavia), una nuova svolta scuote uno dei casi più controversi della cronaca italiana. Secondo quanto riferito dal Tg1 un avviso di garanzia è stato notificato ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, già indagato in passato ma scagionato nel 2017. Nel frattempo, Alberto Stasi, l’ex fidanzato condannato definitivamente a 16 anni di reclusione per il delitto, resta al centro di un iter giudiziario che non smette di generare interrogativi. La nuova indagine, basata su tecniche avanzate di analisi del DNA, riaccende i riflettori su una vicenda che continua a dividere l’opinione pubblica.

Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi indagato per omicidio


Una consulenza disposta nei mesi scorsi dalla Procura di Pavia avrebbe infatti confermato che sotto le unghie di Chiara Poggi, in più punti, erano presenti tracce di Dna riconducibile ad Andrea Sempio. A dare il via ai nuovi accertamenti è stata l’avvocato Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi, che ha affidato a un laboratorio di genetica di fama internazionale, con sede all’estero, il compito di analizzare nuovamente i reperti biologici, i quali hanno dato esito positivo. Esito che avrebbe trovato riscontro anche nella consulenza della procura. E domani Andrea Sempio, dovrà presentarsi nella sede della scientifica dei carabinieri di Milano per essere sottoposto all’esame salivare e al tampone. Gli esami sono stati disposti dal gip di Pavia in modo coattivo dopo che la scorsa settimana l’uomo ha ricevuto l’informazione di garanzia con cui è stato invitato a sottoporsi ai prelievi per gli accertamenti sul Dna. Verifiche a cui Sempio ha negato l’assenso.

Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26enne laureata in economia, fu trovata morta nella villetta di via Pascoli, a Garlasco, riversa sulle scale che conducevano alla cantina in una pozza di sangue. Era sola in casa – i genitori erano in vacanza – quando qualcuno, che probabilmente conosceva, le aprì la porta. L’assassino la colpì ripetutamente alla testa con un oggetto contundente, forse un martello, mai ritrovato. A scoprire il corpo fu il fidanzato Alberto Stasi, allora 24enne studente della Bocconi, che alle 13.42 chiamò il 118 con un tono ritenuto dagli inquirenti insolitamente calmo: “Credo che abbiano ucciso una persona. Forse è viva… non ne sono sicuro”. Dopo la chiamata, si recò alla vicina caserma dei carabinieri.

Alberto Stasi

Fin dall’inizio, gli inquirenti puntarono su Stasi. Il suo atteggiamento freddo, le contraddizioni nei racconti – come aver descritto il volto di Chiara “pallido” nonostante fosse insanguinato – e l’assenza di tracce ematiche sui suoi abiti alimentarono i dubbi. Per l’accusa, Stasi avrebbe ucciso Chiara tra le 9.12 (disattivazione dell’antifurto) e le 9.35 (primo accesso al suo computer), ripulendosi prima di simulare il ritrovamento. La difesa sostenne invece che il sangue fosse secco e che Stasi non si fosse avvicinato al corpo. Elementi come le impronte sul dispenser del sapone e il “giallo” di una bicicletta nera avvistata fuori casa complicarono il quadro.

Il processo a Stasi, iniziato nel 2009, si articolò in cinque gradi di giudizio. Assolto in primo e secondo grado per insufficienza di prove, fu condannato nel 2014 dalla Corte d’Appello di Milano a 16 anni, pena confermata dalla Cassazione il 12 dicembre 2015. Tra le prove decisive, l’incongruenza dell’alibi e le tracce materiali. Stasi, che si è sempre proclamato innocente, ha visto respinto nel febbraio 2025 un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, definito “manifestamente infondato”. Dal 2024, sconta la pena a Bollate, uscendo di giorno per lavorare come contabile.

Ora, a distanza di 18 anni, il caso si riapre con l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello di Chiara. Sempio, 19enne all’epoca dei fatti, era già stato indagato nel 2016 dopo che la difesa di Stasi aveva rilevato presunte tracce del suo DNA sotto le unghie della vittima. Nel 2017, il Gip di Pavia archiviò la sua posizione, definendo l’ipotesi un “maldestro tentativo di trovare un colpevole alternativo a Stasi”. La Procura escluse allora ogni responsabilità, sottolineando che il DNA era inaffidabile e che Sempio frequentava casa Poggi, giustificando eventuali tracce.

La nuova indagine, secondo il Tg1, si basa su analisi genetiche di ultima generazione. L’accusa contestata a Sempio sarebbe omicidio in concorso, con ignoti o con lo stesso Stasi. Tra gli elementi sospetti emersi in passato: tre brevi telefonate a casa Poggi nei giorni precedenti il delitto e un alibi – uno scontrino di parcheggio a Vigevano – ritenuto dalla difesa di Stasi non sufficiente a escluderlo dalla scena del crimine.

Stasi, dal carcere, ha ribadito la sua innocenza. In un’intervista del 2022 a Le Iene, dichiarò: “La mia coscienza è leggera. Sono stato assolto due volte, e anche il Procuratore generale della Cassazione disse che non si poteva condannarmi”. Sempio, scagionato nel 2017, aveva descritto l’esperienza come un “incubo”, sostenendo di non aver mai frequentato Chiara oltre un rapporto superficiale legato all’amicizia con Marco. La sua famiglia e i Poggi gli sono rimasti vicini.

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