Accolto il ricorso d’urgenza presentato dal Comune dove avvenne l’omicidio. La fiction doveva debuttare domani sera du Disney+.
Taranto – Avrebbe dovuto debuttare in tv domani, 25 ottobre, sulla piattaforma Disney+, invece è stata stoppata dal Tribunale di Taranto. Non andrà in onda serie Avetrana – Qui non è Hollywood, la controversa fiction dedicata all’omicidio della 15enne Sarah Scazzi, avvenuto il 26 agosto 2010. A decidere la sospensione il giudice della sezione civile del Tribunale tarantino, Antonio Attanasio, che ha accolto il ricorso d’urgenza presentato dal sindaco di Avetrana, Antonio Iazzi, emettendo un provvedimento di sospensione cautelare per impedire la trasmissione della miniserie tv con la regia di Pippo Mezzapesa.
Il sindaco, rappresentato da un team di legali, aveva chiesto la “rettifica della denominazione” della serie e la sua “sospensione immediata”.
“Risulta indispensabile visionarla in anteprima – scrive il primo cittadino di Avetrana, Iazzi – al fine di appurare se l’associazione del nome della cittadina all’adattamento cinematografico susciti una portata diffamatoria rappresentandola quale comunità ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata, contrariamente alla realtà”.
La comunità di Avetrana, scrive ancora il sindaco, “ha da sempre cercato di allontanare da sé i tanti pregiudizi dettati dall’omicidio, dal momento che la tragedia destò sgomento nella collettività, interessata da una imponente risonanza mediatica, che stimolò l’ente a costituirsi parte civile nel processo penale a carico di Misseri Michele” e degli altri imputati. “Ricordiamo anche – aggiunge Iazzi – che nel luglio del 2022, con atto ufficiale della Regione Puglia, Avetrana è stata riconosciuta ‘Città d’Arte’ e quindi inserita nell’Elenco regionale dei comuni ad economia prevalentemente turistica Città d’Arte. A ciò si aggiungano l’accoglienza, l’ospitalità, la generosità e altre peculiarità che da sempre caratterizzano la stessa cittadinanza”, conclude Iazzi.
La serie era stata travolta già quest’estate dalle polemiche sin dalla pubblicazione della locandina, definita sui social “imbarazzante”, “irrispettosa”, “vergognosa” o più modernamente “cringe”. Decine e decine di post in cui il manifesto era stato paragonato a quelli dei film comici e spesso irriverenti di Checco Zalone o Maccio Capatonda. L’annuncio di una sorta di parodia o caricatura di cattivo gusto, insomma, non certo della fedele trasposizione di un fatto di cronaca che ha scosso l’Italia e segnato l’opinione pubblica.
“Noi abbiamo raccontato dei fatti emersi dalla verità giudiziale, da tre sentenze e ci siamo limitati a quello”, aveva detto così il regista Pippo Mezzapesa presentando la serie alla Festa del cinema di Roma, durante il quale sono state proiettate in di anteprima le prime due puntate. “Non abbiamo in alcun modo voluto spalancare, aprire altre strade. Non siamo giudici, non siamo avvocati, anche se ho studiato legge, e non siamo giornalisti di inchiesta. Mi interessava raccontare una storia per quello che è stato acclarato, per quello che è emerso”.
Il giudice di Taranto ha fissato l’udienza di comparizione delle parti per il 5 novembre, per discutere ulteriormente il caso.