I Messinesi sanno bene che cosa fare nei momenti d’emergenza. L’unità d’Italia è stata fatta per tutti nel 1861. Per tutti tranne che per Cateno De Luca, il pasionario dello Stretto, che ritiene di sostituirsi allo Stato
ROMA – Il Viminale bacchetta Cateno De Luca: stop all’ordinanza del coprifuoco. Come preannunciato da queste colonne il sindaco di Messina l’ha fatta grossa. Insomma ha inteso sostituirsi al ministro dell’Interno che, legittimamente, ha considerato carta straccia il suo provvedimento dell’11 marzo a dir poco azzardato e inconcludente. Messina è Italia dunque la legge da osservare e fare osservare è quella emanate dalle istituzioni dello stato ai più alti livelli ovvero dalla Presidenza del consiglio dei Ministri. Ma il primo cittadino, che non è nuovo a proteste e modi di fare quantomeno inconsueti, per usare un eufemismo, non ci sta e rincara la dose:
”…Le misure straordinarie del Premier Conte sono acqua fresca – scrive il pasionario dello Stretto – perché non garantiscono un contenimento drastico del virus e soprattutto risultano contraddittorie. Scorrendo l’elenco dell’allegato 1 del DPCM 11 marzo 2020, dove sono elencate le attività che secondo il Governo sono ritenute necessarie perché venderebbero beni di prima necessità, non si può non rilevare l’assoluta incongruenza di una simile elencazione, che finisce per lasciare aperte più attività di quelle che dovrebbero essere chiuse, rende inefficace lo stesso DPCM e non gli consente di raggiungere il suo fine, che è quello di limitare la circolazione delle persone al fine di contenere il contagio. Ribadisco il concetto essenziale di coprifuoco, quello che invece Conte non utilizza, rendendo il suo provvedimento monco. La trasmissione del virus avviene attraverso la circolazione delle persone. Quanto disposto dal nuovo provvedimento del Presidente del Consiglio non solo lo avevamo già anticipato a Messina, ma avevamo previsto delle disposizioni più incisive, chiudendo di fatto qualsiasi attività, ad eccezione dei generi che veramente costituiscono beni di prima necessità, tra i quali non ritengo possano rientrare i profumi o i cacciavite. In queste 48 ore, faremo quindi solo delle integrazioni di carattere giuridico che saranno rese definitivamente note domani entro le 21. La nostra ordinanza rimarrà in piedi…”.
Non sappiamo se De Luca prima di varare ordinanze e provvedimenti con timbro e firma si consigli con qualche esperto giureconsulto ma non siamo certo noi a dovergli ricordare che l’Italia è unita dal 1861 ed i Messinesi sanno bene cosa fare in casi d’emergenza. Senza bisogno di inutili dietrologie e strumentalizzazioni in un momento così drammatico per la nazione.