La famiglia ripercorre le ultime ore di vita del vigilante trovato morto alla vigilia del suo 41esimo compleanno.
Cagliari – A quattro mesi dalla morte di Danilo Cancedda, il vigilante trovato senza vita il 13 febbraio 2025 in un canneto sulle sponde della laguna di Santa Gilla a Cagliari, la sua famiglia continua una battaglia senza tregua per ottenere giustizia. La vicenda, che ha conquistato l’attenzione nazionale, presenta ancora troppe zone d’ombra.
Danilo Cancedda, dipendente della Coopservice e guardia giurata presso il centro commerciale Le Vele, aveva quarant’anni e stava per coronare il sogno di una vita: il matrimonio. La sua esistenza sembrava in una fase di serenità e nel pieno di progetti per il futuro quando, il 13 febbraio scorso, tutto si è interrotto bruscamente. Il suo corpo è stato rinvenuto impiccato a un albero nelle sterpaglie di Santa Gilla, di fronte al centro commerciale I Fenicotteri.
“Era un figlio adorabile, innamorato della sua famiglia ma anche un papà esemplare. Ha sempre tenuto alti i valori della vita, era una persona altruista, generosa e molto responsabile”, scrive la madre Daniela in uno dei suoi accorati appelli sui social media.

Inizialmente, alcuni elementi avevano fatto propendere gli inquirenti per l’ipotesi del gesto estremo ma la famiglia non ha mai accettato questa versione dei fatti.
L’escalation delle accuse: “Questo è un omicidio premeditato”
Negli ultimi mesi, le affermazioni della madre di Danilo sono diventate sempre più precise e dettagliate. “I pezzi di m… devono essere tre per forza, perché se fosse stato solo uno, mio figlio lo avrebbe schiacciato per quello che è, appunto una m… io penso che ci sia un mandante perché questo è un omicidio premeditato ma perché? Il motivo qual è???”, scrive Daniela in un post, che non lascia spazio a interpretazioni.
La donna è convinta che suo figlio non si sia tolto la vita e che conoscesse i suoi aggressori: “Io credo che Danilo conosca i suoi assassini. Ve lo dico perché quando sono andata per il riconoscimento, Danilo aveva un’espressione stupita e questo mi convince che conoscesse i pezzi di m… che lo hanno ucciso”.
I dettagli che alimentano i sospetti
La ricostruzione dell’ultimo giorno di vita di Danilo presenta diverse anomalie su cui gli inquirenti stanno indagando. Due messaggi vocali inviati alla fidanzata prima della scomparsa, in cui Danilo le dice che l’avrebbe raggiunta poco dopo.

Un passaggio in casa con un veloce saluto alla madre e l’uscita a bordo della sua Fiat Punto rossa, ritrovata a poca distanza dal luogo in cui è stato scoperto il cadavere. A destare i maggiori sospetti sono le condizioni del ritrovamento del corpo della vittima. “I suoi piedi toccavano terra, non si è suicidato”, continua a ripetere la madre, una condizione che stride con un tentativo di suicidio per impiccagione.
La famiglia afferma di aver recuperato gli abiti di Danilo trovando sui pantaloni “il segno di un’impronta di una scarpa, dietro, come se gli avessero dato un calcio per farlo cadere”.

L’elemento più inquietante è l’esistenza di una conversazione WhatsApp con un utente sconosciuto, caratterizzata da messaggi effimeri che si auto-cancellano dopo 24 ore. Questi messaggi risalgono proprio al giorno in cui il 40enne è stato rinvenuto senza vita. Il numero di telefono, pur risultando attivo, continua a squillare a vuoto.

Ad alimentare i sospetti anche la sparizione della giacca di Danilo Cancella. L’indumento potrebbe contenere prove importanti per ricostruire gli ultimi istanti di vita dell’uomo.
Il caso ha ricevuto grande attenzione grazie alla redazione di “Chi l’ha Visto?” che ha dato voce ai familiari di Danilo. La famiglia ha esposto pubblicamente i propri dubbi sulla versione ufficiale dei fatti. “Non si è ucciso, si voleva sposare” è la frase che la madre di Danilo ripete continuamente, quasi fosse un mantra.
Danilo lavorava come guardia giurata presso il centro commerciale Le Vele di Cagliari, un incarico che lo metteva potenzialmente in contatto con situazioni delicate. Questo aspetto della sua vita professionale potrebbe essere rilevante per comprendere le dinamiche che hanno portato alla sua morte, anche se al momento non emergono collegamenti diretti.
Le indagini: si procede per istigazione al suicidio
La Procura di Cagliari ha aperto un’indagine che procede per istigazione al suicidio. Gli inquirenti stanno valutando tutte le possibili ipotesi, inclusa quella che terze persone possano aver spinto Danilo a compiere il gesto estremo o, come sostiene la famiglia, lo abbiano ucciso.
La morte di Danilo si è consumata il giorno prima del suo compleanno, un dettaglio che secondo i familiari rende ancora più inverosimile l’ipotesi del suicidio. Un uomo che aveva progetti matrimoniali, responsabilità lavorative e affetti familiari profondi, difficilmente avrebbe scelto proprio quel momento per togliersi la vita.
L’appello di una madre disperata: “Tutti dovete aiutarmi”
“Ma voi tutti dovete aiutarmi a scoprire perché mio figlio è morto, perché?”, è il grido di rabbia di una madre, che non riesce a trovare sollievo al suo dolore. Daniela Cancedda continua a tenere alta l’attenzione sulla storia di suo figlio. Troppi ancora i misteri su cui fare luce.
I suoi post quotidiani alternano ricordi felici di Danilo – sempre sorridente nelle foto di famiglia – a richieste pressanti di giustizia: “Non pensate minimamente che non arriveremo alla verità. Perché come minimo devono buttarvi la chiave a mare, maledetti!!!”.