Dopo le vicende di Sulmona e di Montevarchi, ora scoppiano le polemiche nel Tarantino: protagonista una bambina dell’asilo.
Taranto – Una mamma dimentica di pagare la retta destinata ai pasti della figlioletta, che frequenta la scuola dell’infanzia, e la bimba resta a digiuno. A raccontare quanto accaduto è La Voce di Manduria. Nella scuola materna in questione, il servizio mensa funziona con un sistema prepagato: i genitori devono ricaricare una tessera per garantire il pasto ai propri figli. Tuttavia, a causa di una dimenticanza della madre, la bambina si è ritrovata senza pranzo ed è stata anche costretta a tornare a casa. Un caso che ha suscitato non poche polemiche. Ma il personale scolastico ha spiegato che il centro cottura esterno invia solo i pasti corrispondenti alle ricariche effettuate, prevedendo una tolleranza di due giorni per eventuali ritardi nei pagamenti. Al terzo giorno senza saldo, scatta l’esclusione automatica.
Ad andare a prendere la bambina a scuola è stato il nonno, incredulo di fronte alla situazione che si era venuta a creare: “È mai possibile negare il pasto a una bambina dell’asilo perché i genitori hanno dimenticato di pagare la retta?” ha dichiarato, raccontando la difficoltà nel dover spiegare l’accaduto alla nipotina. “Sorpresa e disappunto” è quanto espresso anche dal sindaco di Manduria, Gregorio Pecoraro: “Anche se c’è stato un errore da parte della famiglia, non si può lasciare un bambino senza pasto. Non c’è rispetto per i più piccoli. Chiederò chiarimenti, non deve mai succedere per alcun motivo”. “Non possiamo farci nulla”, hanno riferito dalla scuola, sottolineando che si tratta di una prassi organizzativa. Tuttavia, la rigida applicazione della regola penalizza i bambini, che non hanno alcuna responsabilità nelle dimenticanze dei genitori.
Solo il mese scorso un episodio simile era avvenuto a Montevarchi, nell’Aretino. Qui era scoppiato il ‘caso bruschetta’: pane e olio agli alunni i cui genitori non pagano le rette della mensa scolastica. Era stata questa la decisione presa dal comune toscano che aveva suscitato numerose polemiche. Una presa di posizione che, aveva spiegato la sindaca del comune toscano, è prevista dalle regole: “Non c’è alcuna novità – aveva fatto notare il primo cittadino Silvia Chiassai Martini – viene applicato, come è doveroso fare ogni anno, il regolamento”. Da anni il Comune applica questo sistema. Nel 2017 è entrato in vigore il regolamento che dispone la sospensione del pasto ai figli di chi ritarda i pagamenti per più di un mese. Prima arrivano avvisi via mail o sms.
Un altro caso analogo si era verificato a Sulmona, dove un bimbo di quattro anni è rimasto senza pranzo per un debito di soli nove euro, ricevendo parte del cibo dai suoi compagni. Il padre del bambino, visibilmente turbato, aveva definito la scena “imbarazzante e umiliante” per il figlio. Come insegnante, aveva poi sottolineato come l’episodio fosse stato altamente diseducativo, criticando la mancanza di flessibilità nel sistema scolastico che aveva costretto lui e altri genitori a prendere permessi di lavoro per riportare i figli a casa nei giorni di sospensione della mensa.