Schiaffo al Sultano. Ozgur Ozel, leader del Partito Repubblicano: “risultato storico”. Trionfo di Imamoglu, prossimo sfidante alle presidenziali.
Ankara – Respinto con perdite: le grandi città turche – Istanbul, Ankara, Smirne – erano e restano nelle mani dell’opposizione laica moderata del CHP, che in buona parte le aveva prese nel 2019. Si infrange ai seggi il sogno del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di riconquistarle dopo lo smacco durissimo subito da suo partito nelle amministrative di cinque anni fa. Con quasi il 65% delle schede scrutinate, Imamoglu è in testa a Istanbul con il 50,2% dei consensi e lo sfidante sostenuto da Erdogan, Murat Kurum, è fermo al 41%. Nella capitale, Yavas guida la corsa con il 58,5% dei consensi, lasciando il candidato di Erdogan al 33%, con il 38% dei voti contati.
Erdogan ha ammesso la sconfitta: “Non abbiamo ottenuto ciò che volevamo», ha commentato il presidente. . Di tutt’altro tenore le dichiarazioni di Ozgur Ozel, segretario del maggior partito di opposizione, i laici e moderati del CHP: “Abbiamo ottenuto un risultato storico, oggi i nostri elettori hanno preso una decisione molto importante, hanno deciso di stabilire una nuova politica in Turchia”. Fuochi d’artificio, clacson, bandiere turche e musica. In molti quartieri di Istanbul gli elettori del maggior partito di opposizione hanno festeggiato in massa la riconferma di Imamoglu come primo cittadino.
Lo schiaffo subito dal Sultano è ancora più sonoro perché a Istanbul, metropoli che da sola conta un quinto della popolazione turca, trionfa l’uomo che aspira a sfidarlo per la presidenza nel 2028, quel Ekrem İmamoğlu, 54 anni, approccio mite e pragmatico, che Erdogan ha cercato inutilmente di azzoppare con inchieste giudiziarie da molti definite pretestuose, fondate su reati di opinione.
Ma in generale sono i messaggi di inquietudine e distacco delle fasce sociali finora compatte nel sostegno a Erdoğan a far vacillare il Sultano che in questa occasione tanto si era speso pubblicamente per la rivincita, gettando nella sfida tutto il suo carisma. Nonostante lo sforzo e i numerosi comizi nelle più importanti città, l’elettorato tradizionalista, i ceti più poveri a lungo tenuti ai margini della vita politica come di quella economica, sui quali il presidente aveva fondato le sue fortune elettorali e il suo ventennale potere, sembra adesso diffidare del capo. Il CHP è diventato la prima forza politica del Paese e le elezioni del 2028 non sono mai sembrate così vicine.