siamo davvero una società che è arrivata al punto da mettere a rischio la vita delle persone per un like?
Pare che sia in voga un gioco tra i ragazzi che frequentano la zona dove sono morte Gaia e Camilla, le due ragazze travolte e uccise durante l’attraversamento nei pressi di Ponte Milvio. Un rischio: quello di attraversare col rosso la strada tra le auto che sfrecciano, nel mezzo di una delle vie più trafficate di Roma. Una bravata che viene filmata e poi rilanciata sui social.
Cecilia, un’amica sedicenne di Gaia lo ha raccontato in un’intervista ad un giornale, dicendo di aver anche lei attraversato Corso Francia di notte, correndo, fuori dalle strisce pedonali e con il semaforo verde per le auto. E, quindi, rischiando la vita.
Ricostruzione prontamente smentita dai genitori di Camilla, va detto, ma che lascia aperto più di un interrogativo.
Intanto le indagini vanno avanti, dopo che è trascorsa una settimana da quando Pietro Genovese ha investito e ucciso Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann; la Procura di Roma ha disposto una consulenza per chiarire la dinamica dell’incidente avvenuto sabato scorso, nel cuore della movida di Roma Nord, dove via Flaminia incontra Corso Francia.
L’accertamento più importante sarà l’esame sulle sostanze rintracciate nel sangue dell’indagato.
È certo, infatti, che il ragazzo stesse guidando con un tasso alcolemico di 1,4 per litro, tre volte maggiore rispetto alla soglia consentita dalla legge.
Guidare in quello stato è imperdonabile: forse, però, è altrettanto imperdonabile mettere in atto un folle gioco al solo scopo di accaparrare visibilità mediatica.
Se la notizia della bravata fosse vera la storia cambierebbe aspetto e la responsabilità del ragazzo risulterebbe notevolmente alleggerita.
I dubbi si moltiplicano, è inevitabile. Resta invariata una percezione di straniamento: a prescindere da come siano andate veramente le cose in questa fattispecie, siamo davvero una società che è arrivata al punto da mettere a rischio la vita delle persone per un like?