Nei guai anche gli imprenditori Benko e Hager. Contestata l’associazione per delinquere e il “metodo mafioso”
Trento – Un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Trento ha portato agli arresti domiciliari per nove persone, tra cui un sindaco, professionisti e imprenditori, con accuse di corruzione, turbativa d’asta, finanziamento illecito e altri reati. Fra i nomi eccellenti gli imprenditori Benko e Hager, la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi e l’ex senatore Vittorio Fravezzi.
Sono state effettuate oltre 100 perquisizioni in diverse province italiane ed estere, con 77 indagati coinvolti. Le indagini hanno scoperto un presunto gruppo affaristico che avrebbe manipolato appalti pubblici e operato nel settore edilizio in Trentino-Alto Adige.
Gli imprenditori coinvolti si sarebbero resi disponibili a finanziare le campagne elettorali di amministratori pubblici, ottenendo poi agevolazioni, procedure semplificate e concessioni per iniziative immobiliari.
Le accuse contestate includono: associazione per delinquere, turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, oltre a diversi reati contro la pubblica amministrazione, tra cui corruzione, induzione indebita, rivelazione di segreti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, nonché violazioni delle norme tributarie legate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini coinvolgono 77 persone fisiche, tra cui 11 amministratori pubblici, 20 dirigenti e funzionari di enti locali e società partecipate, membri delle forze dell’ordine, professionisti e imprenditori.
Fra i nomi degli imprenditori, l’austriaco Renè Benko, il bolzanino Heinz Peter Hager, il trentino Paolo Signoretti. Tra i politici, la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi e l’ex senatore nonchè sindaco di Dro Vittorio Fravezzi. Questi cinque sono fra i nove che si trovano agli arresti domiciliari. Inoltre, numerose persone giuridiche sono state segnalate per responsabilità amministrativa ai sensi del d.lgs. 231/2001.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha condiviso la contestazione dell’utilizzo del metodo mafioso per il reato di associazione per delinquere ipotizzato dalla Procura della Repubblica.