Operazione della Gdf: il principale promotore degli illeciti è l’ex parlamentare: “Ho buttato 2mila euro e ci hanno portato 30 voti”.
Trapani – Nino Papania, ex senatore e figura politica di spicco ad Alcamo, si trova al centro di un’indagine giudiziaria che ha portato al suo arresto con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Secondo i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, Papania avrebbe pagato 2.000 euro per ottenere voti dalla mafia in occasione delle elezioni regionali del 2022. L’accusa si basa su intercettazioni in cui l’ex senatore si sfoga con il proprio autista il 13 ottobre 2022, lamentando il fallimento della trattativa con gli ambienti mafiosi: “Ci ha fatto buttare duemila euro per far mangiare una pizza a quattro spacciatori, e ci hanno portato sì e no trenta voti”. Le parole di Papania, secondo gli inquirenti, confermano il coinvolgimento diretto dell’ex parlamentare in un accordo illecito con esponenti di Cosa nostra per comprare voti a favore di Angelo Rocca, candidato alle Regionali nella lista “Popolari e Autonomisti”.
Ieri l’operazione della Guardia di Finanza contro la corruzione e il malaffare in città. Oltre 60 militari del Comando Provinciale hanno eseguito 14 misure cautelari personali emesse dai Tribunali di Marsala e Trapani, su richiesta della Procura Europea – sede di Palermo – e della Procura della Repubblica di Marsala, nei confronti di noti esponenti politici del trapanese, coinvolti a livello comunale, regionale e Papania appunto. Tra i 24 indagati complessivi figurano anche altri esponenti politici di diversi comuni della provincia, coinvolti a vario titolo nei reati di truffa aggravata, malversazione e riciclaggio. Contestualmente, nelle province di Trapani e Palermo si stanno svolgendo perquisizioni domiciliari e locali per raccogliere ulteriori elementi probatori. Queste operazioni rientrano in una complessa indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani, sotto la direzione della Procura Europea e della Procura della Repubblica di Marsala. Le indagini hanno portato alla luce plurimi delitti di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, malversazione, e riciclaggio.
Il principale promotore degli illeciti è l’ex senatore, ex deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana e Assessore della Regione Siciliana, supportato da un dirigente del Movimento per l’Autonomia (M.P.A.) e del Movimento V.I.A.. Questi, insieme ad altri esponenti, erano impegnati a espandere l’influenza politica del movimento V.I.A. nel territorio trapanese e regionale, in vista delle future elezioni. Attraverso gli enti CE.SI.FO.P., I.R.E.S. e l’Associazione Tai, gli indagati hanno ottenuto finanziamenti indebiti di oltre 8,7 milioni di euro dal Programma Operativo Fondo Sociale Europeo 2014/2020 per progetti di formazione e sociali, alcuni dei quali non realizzati. Circa 800.000 euro sono già stati spesi per scopi personali e politiche elettorali, mentre ulteriori 2,5 milioni sarebbero stati a breve erogati.
La Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro di circa 1 milione di euro e al sequestro preventivo di 8 milioni di euro residui. Le indagini hanno inoltre rivelato che sei esponenti politici locali, tra cui consiglieri dei Comuni di Marsala e Custonaci, hanno ricevuto o promesso posizioni lavorative in cambio di sostegno politico. L’operazione conferma il ruolo centrale della Guardia di Finanza come garante degli interessi economico-finanziari dell’Unione Europea e dei bilanci nazionali e regionali, oltre che come presidio di legalità nella pubblica amministrazione.