Conti spiati: altro che Giorgia Meloni, pioggia di ricorsi di clienti Intesa Sanpaolo

Possibili cause di risarcimento contro la banca. La replica: ‘Denuncia alle autorità in tempi di procedure accurate. Massima collaborazione’.

Bari – Altro che Giorgia Meloni, con la carica di politici e vip spiati. Si muovono gli avvocati dei clienti di Intesa Sanpaolo spiati da Vincenzo Coviello per valutare la costituzione di parte civile in un eventuale processo penale o cause civili ai danni della banca, formalmente indagata dalla Procura di Bari per la violazione della legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Si annuncia una pioggia di ricorsi. In questi giorni, infatti, i legali hanno chiesto informazioni agli inquirenti annunciando azioni a tutela dei propri assistiti. 

Nei confronti dell’istituto, quindi, potrebbero arrivare potenzialmente migliaia di richieste risarcitorie: dal febbraio 2022 all’aprile 2024, infatti, il 52enne di Bitonto ed ex dipendente della banca avrebbe effettuato 6.637 accessi abusivi ai dati dei conti correnti di 3.572 clienti sparsi in 679 filiali in tutta Italia. L’istituto, rilevano i pm, non avrebbe tempestivamente segnalato agli inquirenti gli accessi abusivi. Intesa Sanpaolo ha subito replicato spiegando di non aver “ricevuto alcuna comunicazione dall’autorità giudiziaria” e sottolineando che la “banca ha potuto procedere con la notifica presso l’autorità per la privacy e la denuncia presso la Procura di Bari come parte lesa nei tempi resi possibili da un processo esteso e accurato, volto alla ricostruzione di quanto avvenuto”.

“Il comportamento della banca – prosegue un portavoce di Intesa Sanpaolo – sarà come sempre basato sulla massima collaborazione con le autorità”. Ma secondo quanto emerge dagli atti della banca acquisiti dalla Procura, Coviello avrebbe controllato posizioni contrattuali, movimentazioni dei conti correnti e delle carte di credito – anche soffermandosi sui dettagli di alcune operazioni – e le attività finanziarie detenute dai clienti, quindi mutui, azioni, obbligazioni e titoli di credito in generale. Per questo, la scorsa settimana, la Procura di Bari ha disposto il sequestro di telefoni, computer, tablet e periferiche del 52enne, per capire se quei dati siano stati scaricati ed eventualmente condivisi con altri.

A lavoro, per fare chiarezza su questo, i consulenti informatici nominati dal procuratore Roberto Rossi e dall’aggiunto Giuseppe Maralfa, a cui spetterà il compito di analizzare i dispositivi. La Procura sospetta che Coviello abbia agito “verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare”, presunti mandanti degli accessi abusivi ai sistemi informatici di Intesa Sanpaolo. Coviello, però, dopo aver ricevuto una contestazione bonaria dalla banca, prima del licenziamento datato 8 agosto, si è difeso: “Ho agito di mia iniziativa – ha detto ai suoi superiori – e non ho mai stampato né trattenuto copia delle informazioni sui conti, così come non ho divulgato a nessuno i dati visionati e ho smesso di accedere ai conti dei clienti dall’ottobre del 2023″, dopo un confronto con il suo responsabile che gli contestava gli accessi abusi scoperti dall’istituto di credito in sede di audit.

In realtà, gli contesta la banca formalmente il 4 luglio, Coviello ha continuato a spiare i conti, come se nulla fosse accaduto. Emerge dagli atti della banca che dal novembre 2023 ad aprile 2024 ha eseguito 347 accessi abusivi interrogando i conti di 261 clienti da lui non gestiti. Gli accessi sarebbero avvenuti dalla postazione di lavoro di Coviello, nella filiale di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani) in cui il dipendente si trovava in distaccamento dalla sede Agribusiness di Barletta. Il 52enne avrebbe cercato, tra gli altri, i dati dei conti della premier Giorgia Meloni, della sorella Arianna, dell’ex compagno Andrea Giambruno, di vari ministri e parlamentari, oltre che di sette ex presidenti del Consiglio (tra cui Mario Draghi e Matteo Renzi) e di personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo.

Ma anche di suoi colleghi e responsabili delle vari strutture della banca, talvolta anche interrogando i dati rilasciati dalla Centrale rischi di Bankitalia. Le indagini della Procura di Bari sono partite dopo la denuncia di un correntista di Bitonto, fatta lo scorso 22 luglio, al quale erano stati segnalati gli accessi abusivi al conto: i suoi dati sarebbero stati visionati da Coviello ben 230 volte. Anche Bankitalia vuole dei chiarimenti e chiede documenti a IntesaSanPaolo per capire come sono avvenuti gli accessi ai conti. La Banca d’Italia ha chiesto all’istituto dove lavorava Coviello “di fornire chiarimenti sull’accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere al riguardo”.

Lo sottolineano fonti dell’istituto centrale che fanno notare come “la Vigilanza nazionale ed europea analizza i rischi informatici e cybernetici delle banche, chiede loro di rafforzare i presidi di sicurezza e di continuità operativa e prescrive requisiti e misure minime per la gestione del sistema informativo. Spetta alle banche presidiare questi rischi mediante i loro sistemi di controllo interno”. Secondo le fonti Bankitalia l’azione della Vigilanza “non può comunque impedire sempre e preventivamente il verificarsi di singoli fenomeni di malversazione”. Dalle carte dell’inchiesta emerge l’ipotesi degli inquirenti: nel decreto di perquisizione, entrambi i reati contestati, sono stati compiuti dall’impiegato in concorso con una o più persone da identificare, ritenute mandanti degli accessi abusivi al sistema informatico del Gruppo Intesa San Paolo e destinatarie delle informazioni acquisite”.

Ma interviene la difesa di Coviello: “Possiamo escludere che sia stata compiuta un’attività di dossieraggio di qualsiasi dimensione e natura o, comunque, che vi sia stata cessione di dati a terzi”, affermano i legali dell’ex dipendente della filiale di Intesa San Paolo accusato di aver spiato i conti correnti e le carte di credito di migliaia di correntisti, tra cui il premier Giorgia Meloni. Secondo i suoi avvocati, inoltre, “nel corso delle perquisizioni eseguite il 10 ottobre presso l’abitazione e altri locali in uso all’indagato, non è stata rinvenuta documentazione attinente ai fatti per cui si procede”.

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