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Con l’avanzata della destra al governo la diplomazia francese è in allarme

Ma all’infinita lista di chi condanna Macron, si è unito l’ex presidente socialista Hollande, che si ricandida nel suo feudo di Tulle.

Parigi –  Il probabile arrivo dell’estrema destra al potere in Francia toglie il sonno ai diplomatici del
Quai d’Orsay, che temono un ridimensionamento del Paese sulla scena internazionale. I sondaggi continuano a dare il Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen in testa, seguito dal Nuovo Fronte Popolare della sinistra e – distanziato anche se in rimonta – il partito Ensemble dei macroniani, a pochi giorni dall’appuntamento con le urne nel quale il presidente Emmanuel Macron avrà una prima risposta alla sua mossa a sorpresa di scogliere l’Assemblea Nazionale convocando elezioni anticipate.

E al momento, la sua scommessa, la giocata “da poker” come è stata denominata da più parti, non trova
difensori. In molti ne hanno preso le distanze anche nel suo partito, compreso colui che una maggioranza di francesi moderati vedeva come il suo possibile sostituto, l’ex premier Edouard Philippe. Oggi sindaco di Le Havre e capo del movimento della galassia macroniana da lui fondato, Horizons, è uscito allo scoperto in modo definitivo: “E’ il presidente della Repubblica ad aver ucciso la maggioranza – ha detto a Tf1 – l’ha sciolta. Non sono io che me ne sono andato, non c’è stata nessuna fronda a innervosirlo”.

Marine Le Pen

Critiche sincere, alle quali Philippe ha fatto seguire il suo slogan elettorale: “I francesi vadano a votare i
candidati del grande blocco di centro, non si sentano prigionieri di una scelta tra La France Insoumise (Lfi) e i suoi alleati o fra il Rn e quelli che gli si sono accodati”. All’infinita lista di chi condanna Macron, si è unito l’ex presidente socialista François Hollande, che è tornato alla politica per l’occasione e si ricandida nel suo feudo di Tulle, in Corrèze, nel sud-ovest della Francia. Ha anche voluto dimostrare di essere in gran forma bevendo in un sol fiato un’intera pinta di birra insieme ai giocatori della locale squadra di rugby, sua grande passione.

Nel comizio, poi, ha scandito: “Il macronismo è finito. Lo dico senza alcuna ostilità. Tutto quello che, ad un certo punto ha potuto significare, è finito”. Intanto la diplomazia esprime preoccupazione, e lo fa pur
ammettendo – secondo un ex ambasciatore citato da Le Monde – che “molti diplomatici sono delusi dalla politica estera condotta dal capo dello Stato”.

Eppure, da qualche giorno, al Quai d’Orsay circola una “petizione anonima” di cui il quotidiano ha avuto copia. Vi si legge, fra l’altro: “Non possiamo rassegnarci al fatto che una vittoria dell’estrema destra indebolisca la Francia e l’Europa mentre c’è la guerra. I nostri avversari – continua il documento che gira nei corridoi del ministero francese degli Esteri – interpreteranno una vittoria dell’estrema destra come un indebolimento francese e un invito all’ingerenza nella nostra politica nazionale, all’aggressività contro l’Europa, anche militare, alla riduzione della Francia e del continente ad una condizione di vassallaggio”.

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