Fino al 24 novembre la Serenissima ospiterà nel sestiere di Giudecca una mostra d'arte al padiglione Islanda dedicata al colore e ai suoi effetti sulla collettività.
Pare questa essere una settimana dedicata alla bella Venezia, luogo di tragiche inondazioni che sembrano incoronarla futura Atlantide, ma patria anche di arte, meraviglie e incanti di ogni genere.
Fino al 24 novembre la Serenissima ospiterà nel sestiere di Giudecca una mostra d’arte al padiglione Islanda, dedicata totalmente al colore e ai suoi effetti sulle persone.
Il colore è sempre stato un importante mezzo espressivo, oltre che di comunicazione, già presso le società primitive. Più una civiltà era strutturata più il simbolismo del colore era rigidamente stabilito nell’uso sociale, nell’arte, nella religione, nella medicina, nella magia e in ogni scienza.
Per esempio, nell’Antico Egitto, la scelta delle tinte che venivano usate nell’arte e nelle decorazioni non si limitava a criteri estetici, ma teneva conto delle influenze energetiche e psicologiche delle stesse tinte sull’individuo. Le pratiche della cura alternativa con i colori erano, insomma, note anche nell’Antico Egitto e la mitologia assegna al dio Thot la scoperta della cromoterapia. All’interno dei templi egizi, luoghi di pratica del culto e della medicina, sono state trovate le prove che una tecnica particolare di costruzione era utilizzata proprio per permettere di frazionare la luce del sole in modo che in ogni stanza dominasse uno solo dei colori dello spettro. Si creava, così, una sorta di ambiente monocromatico in grado di influire sulla guarigione di alcune malattie suscitando precise emozioni.
Così ha cercato di fare anche l’artista islandese Shoplifter (Hrafnhildur Arnardóttir), che ha creato una grande installazione ambientale per la cinquantottesima edizione della Biennale d’arte di Venezia 2019.
La mostra, dall’invitante titolo Sapiens Chromo, prevede tre grandi grotte completamente ricoperte da coloratissimi capelli sintetici. La morbidezza del tessuto, che i visitatori possono accarezzare, toccare e addirittura usare come comodo sofà proprio al centro dell’istallazione, si unisce all’incredibile varietà di colori per un impatto visivo davvero forte e avvolgente.
Ogni stanza ha un nome. La prima, Opus Primordiali, consta di un corridoio buio in cui qualche colore fluorescente richiama i toni caldi dell’interno di un vulcano, del grembo della terra. La musica metal della band islandese HAM, con le sue note cupe ed esplosive, quasi viscerali, accompagna il visitatore nel suo percorso lungo il tunnel.
La seconda sala, Gloria Astrali, è di forte impatto visivo, soprattutto perché successiva al buio quasi totale del primo corridoio. A investire il visitatore è un’esplosione di colori dalle tinte che in gergo moderno potremmo definire “il mondo incantato degli unicorni e degli arcobaleni”. Secondo l’artista la ricchezza cromatica della caverna indurrebbe energia ed euforia a chi vi si immerge. Naturalmente le reazioni dello spettatore possono essere differenti, ma la vivacità del colore è da sempre associata a pensieri positivi in fermento, al brio e alla vitalità.
Opium Natura, l’ultima sala, ha forse lo scopo, dopo il tripudio di colori di Gloria Astrali, di indurre calma e distensione nell’osservatore. In questa galleria prevale, infatti, il bianco, ravvivato qua e là da lievi toni pastello.
Dal buio iniziale, attraverso l’euforia arcobaleno, fino alla pace candida e luminosa dell’ultima caverna arrotondata e senza uscita: pochi minuti bastano per visitare le tre sale tra loro comunicanti senza porte nè sipari, ma lo spettatore può fermarsi a osservare e godere delle emozioni sensoriali senza limiti di tempo.
Quella che bisogna aspettarsi è un’esperienza contemplativa, però, questa volta, invece di trovarci di fronte a un coloratissimo quadro astratto, siamo catapultati al suo interno e intorno a noi la realtà è modificata, artificiale, come in un cartone animato o in un sogno psichedelico.
Nel caso di Chromo Sapiens, il viaggio è breve seppur intenso, ma ha l’effetto di una seduta di cromoterapia sul turista ignaro.
Il colore, come già sapevano i nostri antenati più lontani, infatti, ha un potere e un’influenza profonda sulla nostra psiche e sul nostro umore.
Vivendo in un mondo pieno di colori, per lo più, purtroppo, artificiali, tendiamo a non cogliere più le sfumature di cui si tingono i nostri pensieri grazie all’ambiente circostante.
L’esperimento dell’artista Hrafnhildur Arnardóttir, con i suoi paesaggi irreali in cui il colore prevarica la forma e i suoi materiali improbabili, porta tutti noi, che entriamo nella “Chromo grotta”, ad affrontare un’esperienza nuova, inaspettata, a cui non siamo abituati, ma che può colpire in modo assolutamente positivo il nostro umore.
All’interno del tunnel la mia sensazione è stata quella di ripercorrere le fasi della vita: dalla nascita nel grembo caldo e buio, attraverso l’esplosione incontrollata e frenetica della pienezza dell’esistenza, fino alla calma placida e chiara della morte.
Ho avuto il piacere di visitare questa galleria d’arte moderna qualche giorno prima che l’acqua invadesse le calli di Venezia. Scrivo ora anche per omaggiare una città unica al mondo che sta in questi giorni lottando per riemergere nel suo splendore senza tempo.