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Chieti: aveva contatti con attentatore Bruxelles, un arresto per terrorismo

Portato nel carcere di Vasto il 39enne tunisino a cui un mese fa era stata perquisita l’abitazione: in Italia da un anno con moglie e figli.

Chieti – Un mese fa il blitz dei carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) de l’Aquila non era passato inosservato a Fresagrandinaria: i militari erano arrivati nel piccolo centro per perquisire l’abitazione di un uomo originario della Tunisia, accusato di appartenere a un’associazione terroristica. Oggi, nei confronti del 39enne, arrivato in Italia un anno fa con moglie e figli e impiegato in una ditta locale, è scattato il fermo, su proposta della procura distrettuale dell’Aquila. 

L’uomo deve rispondere di associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere aggravata dalla finalità del terrorismo; portato nel carcere di Vasto, è in attesa della convalida del fermo. Gli investigatori si sono mossi dopo aver verificato che l’uomo arrestato a Fresagrandinaria aveva stretto amicizia su Facebook con Abdessalam Lasoued, anch’egli di origini tunisine, accusato dell’attentato terroristico del 16 ottobre 2023 a Bruxelles. Quel giorno, l’uomo, imbracciando un fucile semi-automatico, uccise due cittadini svedesi prima di essere a sua volta abbattuto dalla polizia belga.

Un collegamento pericoloso, che ha spinto gli inquirenti ad approfondire le indagini sul tunisino arrivato nel Chietino. Prima, il mese scorso, è scattata la perquisizione, che ha portato al sequestro di diversi dispositivi elettronici. All’interno, è stata trovata una continua attività di propaganda apologetica tramite social, con post e commenti a favore di organizzazioni terroristiche di matrice jihadista. Il target di riferimento di B.T. erano tutti i suoi “amici” social, moltissimi di lingua araba, presenti sia sul territorio nazionale che estero, tentando di influenzarli in senso radicale, pubblicando immagini antisemite, antioccidentali e riferite al jihad militare contro gli “infedeli”, anche al costo del “martirio”, avendo come obiettivo ultimo la realizzazione del califfato mondiale.

L’esigenza del fermo è stata necessaria perché gli inquirenti hanno dimostrato l’intenzione di B.T. di allontanarsi dal territorio nazionale. In particolare, il tunisino viene accusato di aver pubblicato immagini antisemite, antioccidentali e riferite al jihad militare contro gli “infedeli”, anche al costo del “martirio”, avendo come obiettivo ultimo la realizzazione del califfato mondiale.  

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