Chico Forti finalmente a Trento, il viaggio da Verona per riabbracciare la madre

L’ex imprenditore detenuto a Verona è a casa per passare tre ore di permesso con Maria Leoner che non vedeva il figlio dal 2008.

Trento – Chico Forti è arrivato a casa della madre. Ha lasciato il carcere di Verona alle 14, in ritardo di due ore rispetto alle iniziali previsioni. Scortato dalla Polizia Penitenziaria, è arrivato a casa. Ad accoglierlo lo zio Gianni e una folla di giornalisti e sostenitori. Sul posto gli agenti della Questura impegnati a gestire la tanta gente in attesa dalla tarda mattinata di oggi. La madre, 96enne, non vedeva il figlio dal 2008, ieri il via libera da parte del Tribunale di sorveglianza di Venezia alla richiesta avanzata dal difensore ‘per motivi umanitari’. Finalmente Maria Leoner ha potuto riabbracciare suo figlio, convinta da sempre della sua innocenza.

La visita dell’ex imprenditore nella casa della madre durerà circa tre ore e non potrà uscire dall’abitazione. All’incontro presenti anche lo zio Gianni e il fratello Stefano. L’annuncio del via libera è stato dato dal deputato di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe che è stato il primo a visitare Forti subito dopo il suo trasferimento nel carcere veronese. Tutto ciò è stato possibile perché esiste un principio cristallizzato dalla Corte Costituzionale, oltre che dalla Cassazione, su spinta della Cedu, che favorisce i colloqui con i familiari dei detenuti e la risocializzazione. Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere Penali del diritto Europeo e Internazionale è stato consulente della famiglia Forti fino alla decisione definitiva di consegna all’Italia del 65enne trentino condannato per omicidio in Florida.

Il deputato Andrea Di Giuseppe

“Per uscire dalla confusione dopo quanto ho letto nelle ultime ore, vorrei subito chiarire – precisa – che Forti non è stato estradato ma consegnato al nostro Paese sulla base di un accordo con gli Usa che stabilisce che finisca di scontare la sua pena in Italia”. Secondo l’esperto di diritto internazionale, che conosce bene le carte avendo seguito il caso nei mesi precedenti, ora per Chico Forti si aprono nuovi scenari sulla strada della libertà. “Nel conflitto di norme tra Italia e Usa, non escludo nemmeno un provvedimento clemenziale che potrebbe risolvere la questione della corretta applicazione del trattato internazionale”, sottolinea l’avvocato Tirelli.

Chico Forti è stato condannato per un omicidio “per cui il nostro ordinamento non prevede l’ergastolo ostativo – spiega l’avvocato – Quindi potrebbe ottenere, allo scadere del 26esimo anno di detenzione, la libertà vigilata”. Una ipotesi non lontana nel tempo visto che il 65enne trentino ne ha già scontati tra i 24 e i 25 in Florida. “L’ergastolano comune, secondo il codice penale, dopo 26 anni può essere ammesso alla liberazione condizionale e dunque ottenere la libertà vigilata, arrivando infine nel giro di 5 anni – periodo in cui va comunque dimostrata buona condotta – ad essere un cittadino del tutto libero per estinzione della pena”.

Chico Forti e Giorgia Meloni

Sul caso Forti oltre le polemiche incombe anche un esposto del Codacons alla Corte dei Conti. L’associazione ha presentato una formale denuncia alla magistratura contabile chiedendo di aprire una indagine sulla spesa sostenuta dallo Stato Italiano per il rientro del condannato. “Al di là della scelta del tutto assurda e incomprensibile del governo e della premier Meloni di accogliere Forti all’aeroporto di Pratica di mare come fosse un capo di Stato, appare indispensabile capire i motivi che hanno portato lo Stato a destinare ingenti risorse economiche per il rientro in Italia – spiega il presidente Carlo Rienzi – Si apprende infatti che il ritorno dell’ex imprenditore da Miami sarebbe avvenuto con un Falcon 900 del 31esimo Stormo dell’Aeronautica italiana, aereo pagato dagli italiani con soldi pubblici”. “Con il nostro esposto alla Corte dei Conti vogliamo capire se tale spesa sia stata congrua e giustificata o se, al contrario, possa rappresentare una forma di spreco di risorse pubbliche” – conclude Rienzi.

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