Chiusa l’inchiesta bis sulle psicologhe: salgono a sette gli indagati per falso, falsa testimonianza e favoreggiamento.
Milano – Un “piano precostituito” per aiutare Alessia Pifferi a sviare le “investigazioni dell’autorità giudiziaria” e a fingere di essere “affetta da un ritardo mentale grave”. È l’accusa che il pubblico ministero Francesco De Tommasi, muove alla legale della 39enne, condannata all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana, Alessia Pontenani, e al consulente psichiatrico della difesa nel processo, Marco Garbarini, indagati in concorso per favoreggiamento personale, false dichiarazioni all’autorità giudiziaria e falsa testimonianza. Secondo l’accusa avrebbero oltrepassato “i limiti di legge” e “dei mandati loro conferiti” tentando di far ottenere a Pifferi “quantomeno” una capacità parziale “di intendere e di volere” nel processo.
La Procura di Milano ha chiuso le indagini a carico di sette persone legate al caso Alessia Pifferi, la 39enne condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi nel luglio 2022. Gli indagati, tra cui anche psicologhe in servizio nel carcere milanese di San Vittore, sono accusati a vario titolo e in concorso di falso, falsa testimonianza e favoreggiamento. In particolare, secondo il pm De Tommasi che chiederà il rinvio a giudizio per i sette, le indagate avrebbero ‘imbeccato’ l’imputata – anche usando protocolli con “punteggi già inseriti” – affinché ottenesse una perizia psichiatrica in grado di accertarle un deficit, un’attività difensiva non lecita e che non è andata a buon fine.
In particolare, al noto psichiatra del Policlinico di Milano viene contestata le consulenza di parte del 10 settembre 2023 con una diagnosi di “disturbo dello sviluppo intellettivo moderato” e conseguente “vizio parziale di mente”. Il 61enne è anche accusato di aver “eterodiretto” Pifferi nel corso della perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’assise di Milano e affidata ai dottori Elvezio Pirfo e Chiara Bele. Perizia durata 90 giorni nel corso della quale la donna avrebbe cercato “l’approvazione” del suo consulente durante le “risposte”. Pifferi avrebbe ricevuto da Garbarini e dalla sua legale “istruzioni” e “indicazioni” in “occasione” di una “batteria di test neuropsicologici di screening e di approfondimento” grazie alle quali “simulava, vanamente, disturbi psichici e neuropsicologici in realtà inesistenti”.
Agli atti dell’inchiesta, condotta con il Nucleo investigativo della polizia penitenziaria ci sono numerose intercettazioni.“L’avviso di chiusura delle indagini notificato pochi giorni prima del processo di appello, coinvolgendo anche lo psichiatra consulente della difesa, è un fatto gravissimo e sembra voler depotenziare le aspettative della difesa di chiedere e ottenere una nuova perizia nel processo di appello”, fa sapere l’avvocato Corrado Limentani, legale dell’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, raggiunta oggi dall’avviso di chiusura indagini per favoreggiamento personale della sua assistita, false dichiarazioni all’autorità giudiziaria e falsa testimonianza in concorso.
La “decisione di notificare l’avviso di chiusura indagini” a meno di una settimana dall’inizio del processo d’appello (il 29 gennaio ndr) è “intempestiva e rischia di pregiudicare la regolarità del processo”, commenta Limentani. “Del resto – prosegue – la Corte di assise che ha pronunciato la sentenza di primo grado non aveva riscontrato alcuna irregolarità né del difensore né dei consulenti”. “Non si capisce quindi cosa il pm possa ora loro contestare”, conclude il legale.