Caso Orlandi, Diddi: “Esiste il dossier”. Il legale della famiglia: “Perché il Vaticano ha negato?”

Dopo le rivelazioni del Promotore di giustizia l’avvocato Sgrò commenta: “Ora Procura e Commissione inchiesta acquisiscano fascicolo”.

Roma – Il dossier su Emanuela Orlandi di cui parla il fratello Pietro esiste. A dirlo è Alessandro Diddi, Promotore di giustizia del Vaticano, intervenendo alla presentazione del volume di Maria Antonietta Calabro’ ‘Il trono e l’altare’. “Abbiamo trovato un dossier. Ne parla molto Pietro Orlandi. Il contenuto è riservato” ma, a quanto ha fatto intendere, non contiene un’indagine. Il dossier è quello di cui il fratello di Emanuela, la cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce oltre quaranta anni fa, è stato informato da Paolo Gabriele.

Il Promotore di giustizia ha ricordato che sul caso Orlandi in questi anni si sono avvicendate “cinque piste: dalla tratta delle bianche alla pista legata a problematiche familiari. Cinque piste che ovviamente non possono essere tutte vere. Si autoescludono. Stiamo cercando di eliminare quelle non attendibili”. Diddi ha ricordato che con l’Italia c’è piena collaborazione nel “rispetto di confini: l’Italia sta facendo indagini e noi non ci mettiamo in competizione. Collaboriamo”.

Pietro Orlandi

“Facciamo finta di credere che l’abbiano trovato ora e che non stava già in Segreteria di Stato dal 2012 ma va bene, l’importante è che ora hanno ammesso di averlo anche se dicono che ‘il contenuto è riservato’... e naturalmente speriamo non modificato”. Lo dice, in una storia sui suoi social, Pietro Orlandi, dopo quanto
affermato da Diddi sul “dossier” su Emanuela Orlandi, quello cui tante volte ha fatto riferimento lo stesso Pietro Orlandi che a sua volta ne aveva appreso l’esistenza dall‘ex maggiordomo infedele Paolo Gabriele. 

All’Ansa l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, sottolinea che “pur rispettando il segreto istruttorio, va evidenziato che la famiglia Orlandi ha fatto richiesta di prendere visione ed estrarre copia di questo fascicolo sin dal 2017, mentre l’inchiesta vaticana è stata aperta solo nel gennaio del 2023, ben sei anni dopo. Perciò, è lecito chiedersi: chi ha custodito questo fascicolo fino ad ora, visto che in più occasioni, è stato riferito pubblicamente dalle autorità vaticane che non esisteva alcun fascicolo e che quello di Emanuela Orlandi era ‘un caso chiuso’? “.“L’ammissione da parte del Promotore di Giustizia dell’esistenza di un fascicolo in Vaticano su Emanuela Orlandi – afferma Sgrò – è un passo avanti importante verso la verità. È un fatto certo, infatti, a questo punto, che il Vaticano abbia compiuto delle attività aventi ad oggetto il rapimento di Emanuela Orlandi che non ha mai condiviso né con la famiglia Orlandi né con la procura di Roma”.

Emanuela Orlandi

“Tale circostanza, peraltro – aggiunge la legale -, arreca molto dispiacere ai familiari della Orlandi, considerato che nel 2012 i magistrati romani conducevano la seconda inchiesta sul sequestro di Emanuela Orlandi e i magistrati stessi avrebbero potuto, in un’ottica di leale collaborazione, giovarsi delle risultanze vaticane”.  “Le dichiarazioni del Promotore di Giustizia – continua -, destano poi qualche perplessità sulla ricostruzione stessa della storia di questo fascicolo. Il Comandante Giani, infatti, avrebbe redatto questa “ricostruzione storica” nel 2012, che sarebbe adesso nella disponibilità del Promotore di Giustizia.

Infine l’avvocato Sgrò conclude: “La famiglia Orlandi confida che vengano finalmente date delle risposte chiarificatrici, considerate le innumerevoli Istanze da loro formulate alle autorità vaticane e si augura sia giunto davvero il momento di fare chiarezza. Allo stesso modo gli Orlandi si augurano che la Procura di Roma nonché la Commissione Parlamentare di inchiesta si attivino quanto prima per chiedere l’acquisizione di questo fascicolo”. A proposito della Commissione Parlamentare, il presidente e senatore Andrea De Priamo, i primi di ottobre in un convegno in Campidoglio aveva parlato dei lavori sul caso.

Questa commissione, aveva detto De Priamo, “indaga a 360 gradi. Non ci sono persone intoccabili o figure che non possiamo indagare. Lavoreremo, verificheremo e non permetteremo di strumentalizzare questa commissione e trasformarla in una passerella. Siamo convinti di poter dare un contributo utile a trovare una verità che aspettiamo da tanti anni”.

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