Caso Ferragni, dopo pandoro e uova nel mirino la bambola Trudi. E sulla beneficenza presto una legge

Sotto la lente dei pm tutti i contratti firmati dall’influencer per promuovere la vendita di prodotti da lei brandizzati in “beneficienza”.

Milano – Mentre la Procura di Milano si prepara a ricevere la prossima settimana la prima documentazione della Guardia di Finanza riguardante il Pandoro-Gate, è sempre più verosimile che le indagini sulla famosa influencer si estendano a tutti i contratti promozionali da lei firmati che includono, oltre al suo brand, anche il termine “beneficenza”.

Dopo il pandoro natalizio e le uova di Pasqua, vendute facendo credere ai consumatori che parte del ricavato sarebbe andato in beneficienza, nel mirino dei pm ci sono ora anche le attività legate alla bambola Trudi e ad altri eventuali prodotti coinvolti in campagne benefiche simili a quelle già sotto l’attenzione della magistratura.

Secondo indiscrezioni, l’inchiesta milanese, al momento priva di indagati e di un reato specifico, potrebbe progredire nei prossimi giorni concentrandosi sul caso del pandoro. L’obiettivo sembra essere l’approfondimento di tutte le attività della famosa imprenditrice pubblicate sui social, con particolare attenzione ai fondi destinati a sostegno di organizzazioni non profit, ospedali e bambini in difficoltà.

Tra queste attività rientra anche la vendita della bambola Trudi, una limited edition creata dopo il matrimonio con Fedez e commercializzata attraverso il suo e-commerce The Blonde Salad, con il ricavato devoluto all’associazione Stomp Out Bullying, impegnata nella lotta al cyberbullismo. La bambola a marchio Trudi, realizzata in edizione limitata, è stata venduta a un prezzo di 34,99€ (al momento sceso a 24,99€).

In attesa di una probabile denuncia o querela anche su questa vicenda (al momento non ancora oggetto di accertamenti), il procuratore aggiunto Eugenio Fusco terrà lunedì prossimo una riunione operativa con gli investigatori del nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza per valutare la situazione e decidere il da farsi riguardo al caso del pandoro.

Intanto la TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni , ha precisato in un comunicato che “i ricavi derivanti dalle vendite della bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019”. Come si legge dal comunicato, “il tutto è avvenuto totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl”. La società infine “specifica che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.

Una cosa pare certa. Dopo questi “scandali”, che hanno avuto grandissima eco sulla stampa e soprattutto sui social, l’impero dell’influencer pare “scricchiolare”: non solo il numero dei follower è in costante calo (compensato dall’improvvisa apparizione di nuovi follower che però, come appare dai profili “vuoti” e di recente attivazione, secondo molti sarebbero “profili fake”), ma di recente Ferragni è stata scaricata da due delle aziende con cui vantava succosi contratti di collaborazione: prima la Safilo, poi la Coca-Cola.

Comunque vada, l’intera vicenda avrà delle conseguenze anche a livello legislativo. Come ha annunciato la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di fine anno, è in corso di studio una normativa sui proventi in beneficenza per evitare penalizzazioni del Terzo settore dopo il caso del pandoro Balocco, perché i consumatori avevano pagato il pandoro Pink Christmas di Balocco brandizzato da Chiara Ferragni più del doppio rispetto ai 3,70 euro della versione non “griffata”, credendo che una parte del ricavato sarebbe andato in beneficenza all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Invece, una donazione era già stata effettuata dalla sola azienda produttrice del dolce e il sovrapprezzo è andato soltanto a beneficio di Balocco e della stessa Ferragni. Creando confusione, sconcerto, rabbia e disaffezione nei consumatori.

Il ministero del Lavoro e quello dell’Economia, che hanno competenza sul Terzo settore, si sono messi al lavoro per evidenziare le criticità della normativa attuale e aumentare la trasparenza. La nuova normativa potrebbe prevedere in primo luogo la chiara esplicitazione della modalità di elargizione: In relazione alla vendite o a cifra fissa? E, in quest’ultimo caso, in che percentuale? Dovrà anche essere specificato se l’eventuale testimonial del prodotto riceverà un compenso o meno, il tutto in maniera chiara e trasparente sulle confezioni dei prodotti e sui siti web dell’azienda che promuove la campagna. Una normativa che sembra fatta apposta per recuperare la fiducia dei consumatori, gravemente compromessa dopo il caso Ferragni, per il quale l’Antitrust ha contestato proprio la scarsa trasparenza nella modalità del meccanismo utilizzato per la beneficenza comminando una maximulta a Ferragni e in misura minore a Balocco.

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