Caso ex Ilva: Baku Steel a Roma per chiudere l’acquisto, scelta entro il 14 marzo

Gli azeri punterebbero ad una partecipazione di Invitalia e al coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti e Sace. Governo favorevole.

Roma – Caso ex Ilva vicino alla chiusura. Oggi è previsto l’incontro tra Governo e sindacati intanto i rappresentanti di Baku Steel – insieme a quelli di Azerbaijan Investment Company e Socar – sarebbero già a Roma per chiudere l’acquisto. A quanto si apprende secondo le anticipazioni del Messaggero, gli azeri punterebbero ad una partecipazione di Invitalia e al coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti e Sace. Ipotesi alla quale, scrive il quotidiano, “il governo sarebbe favorevole”. Il termine fissato dall’esecutivo per la scelta del nuovo acquirente è venerdì 14 marzo. In attesa di conoscere quale sarà, si complica il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, al momento in corso al ministero dell’Ambiente.  

L’Istituto Superiore di Sanità, vagliando la valutazione di impatto sanitario (Vis) presentata da Acciaierie d’Italia per una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio a Taranto, ha infatti detto che vi  è “una valutazione di rischio sanitario connesso all’impianto produttivo inadeguato per sottostima”, che “gli scenari emissivi simulati per le sorgenti dello stabilimento siderurgico risultano incompleti poiché non includono alcuni inquinanti importanti per gli effetti sulla salute” e che “la valutazione dell’esposizione per via orale condotta dal gestore, risulta non conforme e inaccurata in quanto la potenziale contaminazione della catena alimentare, è stata limitata ad alcuni contaminanti e alimenti”. 

Restano poi tante le perplessità degli addetti ai lavori sulla vendita di Acciaierie d’Italia. La Federazione Dirigenti di Taranto, che già a novembre aveva sollevato criticità sulla privatizzazione attraverso una dettagliata memoria, oggi sottolinea che “particolare preoccupazione destano diversi aspetti della procedura di vendita. In primo luogo, – hanno dichiarato giorni fa Roberto Pensa e Michele Conte – il bassissimo livello delle offerte economiche ricevute rispetto alle aspettative. Inoltre, come sottolineano gli esperti, “colpisce l’assenza di player internazionali di rilevo nella siderurgia a ciclo integrale, mentre partecipano gruppi con limitata esperienza e non sempre titolati ad una gestione industriale”.

Anche la questione energetica resta un nodo cruciale irrisolto, così come le garanzie occupazionali appaiono insufficienti. “Non illudiamoci – proseguono – questa nostra siderurgia non sarà in grado di sviluppare profitti prima di tre anni e difficilmente un gruppo privato potrà farsi carico di questa situazione”. La Federazione Dirigenti suggerisce una partecipazione statale consistente, almeno per un quinquennio, per garantire un rilancio effettivo degli stabilimenti di Taranto, Cornigliano e Novi Ligure. “Le risorse qualificate necessarie sono già presenti nella fabbrica”, sottolineano, evidenziando come la strada della dismissione totale rischi di rivelarsi un nuovo fallimento dopo la già negativa esperienza con Arcelor Mittal.

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