Il ministro della Difesa verrà audito nei prossimi giorni in merito all’indagine della Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone.
Roma – A marzo scorso, quando era esploso il caso dossieraggi, il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva avuto un confronto serrato con il Guardasigilli Carlo Nordio. Lo scandalo sui politici e personaggi pubblici spiati dal finanziere Pasquale Striano quando era in servizio alla Procura nazionale antimafia era divampato. Un “fatto di una gravità estrema”, quasi tutti gli accessi convergevano verso un’unica direzione: una “determinata area politica che era quella che andava formando l’attuale maggioranza e il governo”. Lo aveva detto il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo – ascoltato in audizione in Commissione antimafia – puntando il dito contro i tentativi di strumentalizzazione dell’indagine che “incrinano l’immagine” del suo ufficio.
E a sei mesi da quell’incontro Nordio-Crosetto ci sono degli sviluppi. Nei prossimi giorni, infatti, il ministro della Difesa verrà ascoltato dal Copasir sulla vicenda e dei rapporti con l’Aise. A confermarlo il presidente del Comitato, Lorenzo Guerini, che ha detto: “Sulla base delle carte faremo un ciclo di audizioni nel quale ci sarà anche il ministro Crosetto che ha dato la sua disponibilità. E’ una questione di definizione di agende, sarà nei prossimi giorni”. A marzo durante il colloquio tra i titolari di Difesa e Giustizia, Nordio aveva ipotizzato una “commissione parlamentare d’Inchiesta con potere inquirente, per analizzare una volta per tutte questa deviazione che già si era rilevata gravissima ai tempi dello scandalo Palamara e che adesso, proprio per le parole di Cantone, è diventata ancora più seria”.
Numeri di una mole “mostruosa” ed “inquietante”: una sorta di “verminaio”. In commissione parlamentare Antimafia Cantone aveva svelato la portata di un’indagine ben più ampia del dossieraggio sotto la lente della Procura di Perugia. Più ampia perché c’erano altri accessi abusivi alle banche dati avvenuti nonostante l’inchiesta, con nuovi spioni che alimentano il mercato delle ‘Segnalazioni di operazioni sospette’. Una questione che andava oltre l’indagine aperta sul finanziere Pasquale Striano, l’uomo da cui muove il caso dei presunti dossieraggi, che in quasi quattro anni all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 ‘Sos’, digitando il nominativo di 1.531 persone: considerato il resto delle consultazioni alle altre banche dati, si arriva ad oltre diecimila accessi, ma il “numero è destinato a crescere ulteriormente in modo significativo”.
I download sono persino il triplo: il finanziere ha scaricato 33.528 file dai sistemi della direzione nazionale Antimafia, per la quale prestava servizio. E con queste cifre Cantone aveva ammesso i suoi timori: “che fine hanno fatto gli atti prelevati? Quante di queste informazioni possono essere utili anche ai servizi segreti stranieri?”. E ora il Copasir – ha fatto sapere Guerini – sta facendo il proprio lavoro, esamina le carte e ha già fatto un primo ciclo di audizioni all’inizio della questione, sia con il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, sia con il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, sia con il sottosegretario Alfredo Mantovano”.
Lo scorso anno, quando è uscito fuori il caso Striano con i migliaia di accessi alla banca dati della Dna e non solo, in seguito a una denuncia proprio del titolare della Difesa che riferì di notizie riservate sul suo conto finite sui giornali, il Comitato non ha ritenuto di convocare Crosetto. Mantovano aveva comunicato all’organismo che l’intelligence non era coinvolta. Ma il verbale di un secondo colloquio tra il ministro e Cantone, risalente allo scorso gennaio e pubblicato dal Fatto, ha convinto il Copasir a tornare sul caso.
Crosetto ha infatti riferito a Cantone di avere rapporti “non particolarmente buoni con l’Aise”, cui aveva contestato “in più di un’occasione mancate informazioni che avrebbero potuto anche creare problemi alla sicurezza nazionale”. Ecco quindi l’intenzione di vederci più chiaro con nuove audizioni che, oltre al ministro, potrebbero coinvolgere nuovamente Mantovano e anche il direttore dell’Aise, Gianni Caravelli. Contattato anche il procuratore di Perugia per avere copia del verbale che era stato consegnato alla commissione Antimafia.”Chiediamo al ministro e alla premier chiarezza sull’intera vicenda. Perché gli apparati di sicurezza non possono essere mantenuti sotto tensione istituzionale, né tanto meno usati per giochi di sponda”, ha detto il senatore e membro del Copasir, Enrico Borghi. Mentre i parlamentari dem della commissione Antimafia hanno sollecitato l’intervento in Aula della premier per dissipare le ombre.
Crosetto, da parte sua, è pronto a dare la sua versione. “Sono – ha assicurato – ben lieto di dire tutto ciò che ho riferito a Cantone al Copasir, ovvero in una sede vincolata al segreto, dove si scoprirà che non c’è, né ci sarà, mai nulla su cui poter fare speculazione politica o inventare contrasti nel Governo, ma solo circostanze serie e circostanziate che ogni cittadino ha il dovere di denunciare”.