Le motivazioni della sentenza di condanna a 20 anni del capitano di Fregata: “Ha favorito lo Stato estraneo all’Alleanza Atlantica”.
Roma – Walter Biot vendeva notizie riservate non solo con finalità economiche ma anche politiche. Lo scrivono i magistrati della Corte d’Assise di Roma nelle motivazioni della sentenza di condanna a 20 anni inflitti all’ufficiale di Marina, accusato di spionaggio e arrestato dai carabinieri del Ros nel 2021 mentre cedeva documenti segreti a un funzionario russo per cinquemila euro.
“È indubbio che l’azione posta in essere da Biot è stata dettata anche da finalità politiche, che lo stesso si è indubbiamente procurato mediante acquisizione fotografica dei documenti contenenti le notizie segrete e riservate” per ” rivelarle all’agente diplomatico della Federazione Russa, scrivono i giudici nel dispositivo. “È finalità chiara di favorire uno Stato estraneo all’Alleanza Atlantica” con il rischio della “concreta messa in pericolo degli interessi protetti dalle norme. La condotta dell’imputato è stata lesiva degli interessi dell’organizzazione politica statale nelle sue strutture e anche nei rapporti con enti sovranazionali cui lo Stato aderisce”.
Nelle oltre 130 pagine di motivazioni i giudici ricostruiscono la vicenda del capitano di Fregata, già condannato a 29 anni dai giudici di appello militare, affermando che la condotta “nell’acquisizione e trasmissione delle notizie” si atteneva a “non comuni cautele e accorgimenti per non essere scoperto”. Un modus operandi portato avanti “fino alla consegna della micro Sd al diplomatico russo dietro compenso in denaro”. Una condotta che “certamente contribuisce ulteriormente a definire nella specifica vicenda che le informazioni che stava consegnando dovevano avere una certa portata rilevante della segretezza e della riservatezza delle notizie medesime, tanto più se rivalutate alla luce dei più recenti fatti geopolitici connessi alla guerra in Ucraina e alle attuali relazioni della Nato e dei Paesi dell’Alleanza con la Federazione Russa”.
I giudici dell’Assise aggiungono che Biot “ha scelto di non rendere l’interrogatorio in sede di convalida dell’arresto in flagranza di reato, e di non rendere l’esame in dibattimento, limitandosi a rappresentare, in sede di dichiarazioni spontanee, che non ha avuto accesso ai documenti segreti Nato e ai dispositivi che li contengono e, quindi, di non avere una conoscenza piena delle accuse per poter utilmente difendersi. Non ha pertanto offerto alcun contributo di chiarimento o spiegazione alternativa al complessivo e nutrito quadro probatorio di rilevante gravità che lo attinge, neanche circa la condotta che ha determinato l’arresto in flagranza di reato”. Per i magistrati l’imputato “ha fatto un uso distorto e contrario ai doversi d’ufficio” delle sue funzioni.