Caso Almasri, Piantedosi al Senato: “Espulso con urgenza perché pericoloso”

Il ministro dell’Interno annuncia un nuovo intervento la prossima settimana per fornire spiegazioni più dettagliate sulla vicenda.

Roma – Almasri “è stato rilasciato per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso del Question Time al Senato a proposito del caso del capo della polizia giudiziaria libica, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità, arrestato domenica scorsa a Torino, liberato ieri e rimpatriato in Libia con un volo di Stato italiano. Il ministro ha ribadito più volte, dopo diverse domande sul punto: “Najeem Osema Almasri era stato temporaneamente associato alla locale casa circondariale ‘Lorusso e Cotugno’ e, quindi, messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente, ossia la Corte d’Appello di Roma e la citata Procura Generale presso la stessa Corte d’Appello”.

Il “21 gennaio, la Corte d’Appello di Roma, nell’ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, ha dichiarato il non luogo a provvedere sull’arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone l’immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa. L’uomo è stato dunque rilasciato nella serata dello stesso giorno per poi essere rimpatriato a Tripoli, per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”. 

Najeem Osema Almasri Habish 

Il governo “ha dato la disponibilità a rendere un’informativa di maggiore dettaglio sul caso in questione”, ha proseguito. “Sarà quella l’occasione utile per approfondire e riferire su tutti i passaggi della vicenda. Comprese la tempistica riguardante la richiesta, l’emissione e l’esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico”. Piantedosi ha poi precisato che l’espulsione è stata individuata come “misura in quel momento più appropriata anche per la durata del divieto di reingresso, allo scopo di salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico che il governo pone sempre al centro della sua azione”.

Almasri era stato fermato allo stadio di Torino mentre assisteva alla partita di campionato Juventus-Milan. L’uomo è stato trattenuto dalla autorità italiane in seguito a una presunta segnalazione dell’Interpol con l’accusa di presunti crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani, tra cui torture fisiche e psicologiche e morti sospette mai chiarite, commessi dal 15 febbraio 2011. Su di lui infatti pendeva un mandato della Corte penale internazionale (Cpi) con sede all’Aia per “crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga, puniti con la pena massimo dell’ergastolo”. Secondo quanto riportato dalla testata libica “Al Wasat”, era presente in una lista riservata inclusa nel rapporto del 2023 della Commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Libia. L’elenco, oltre a contenere sei nomi noti, include anche numerose altre figure non identificate.

Corte penale internazionale (Cpi) con sede all’Aia

Ma qual è la sua storia? Dopo la caduta di Gheddafi nel 2011, aveva iniziato a militare tra le forze armate libiche con un’esperienza nell’Apparato di deterrenza, una delle più importanti milizie impegnate nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata (Dacto). Diventato uno dei comandanti di punta delle forze armate che controllano Tripoli, era cresciuto all’interno di questo apparato raggiungendo una posizione di grande rilevanza, operando dal quartier generale situato presso l’aeroporto di Mitiga. Qui, il Dacto coordina numerosi centri di detenzione, alcuni dei quali, secondo le denunce delle organizzazioni internazionali, sono utilizzati per imprigionare migranti intercettati dalla guardia costiera libica, che riceve supporto tecnico e formativo dall’Italia attraverso il Memorandum of Understanding firmato nel 2017 tra Roma e Tripoli.

La sua influenza è cresciuta ulteriormente nel 2021, quando è stato nominato direttore dell’Istituto di riforma e riabilitazione della polizia giudiziaria di Tripoli. In questo ruolo, ha acquisito il controllo delle principali strutture carcerarie della capitale, tra cui Mitiga, Jdeida, Ruwaimi e Ain Zara. Almasri, dai media libici è definito anche come il capo dell’amministrazione carceraria di Tripoli, ed era balzato agli onori della cronaca nel 2022, nell’ambito degli scontri armati nella zona di Sabaa, a est della capitale libica Tripoli, vicino alla sede dei servizi segreti del ministero dell’Interno: a confrontarsi erano stati da una parte gli uomini della Guardia presidenziale guidati dal vice comandante Ayoub Bouras; dall’altra le forze della polizia giudiziaria Najim affiliate alla Rada, gruppo armato libico specializzato nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata guidato dal comandante salafita Abdul Rauf Kara.

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