Il 17 marzo era la scadenza indicata dall’organismo per l’invio della documentazione. Ora la richiesta del governo di avere più tempo.
Roma – Il governo ha chiesto una proroga per l’invio delle informazioni sollecitate dalla Corte penale internazionale sul caso Almasri. Il termine scadeva il 17 marzo. Ma l’esecutivo ha chiesto altro tempo, in attesa degli esiti delle indagini avviate dal Tribunale dei ministri sul premier Giorgia Meloni, sull’Autorità delegata alla Sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, e sui ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il Tribunale dei Ministri ha aperto un fascicolo dopo l’esposto presentato da Luigi Li Gotti, noto avvocato e sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi dal 2006 al 2008, in merito alla liberazione di Osama Almasri, dopo il suo arresto a Torino, dove chiede che sulla vicenda “vengano svolte specifiche indagini”. Favoreggiamento personale e peculato. Sono questi i reati per i quali Li Gotti ha sporto denuncia..
La Camera preliminare, l’organo giudiziario della Cpi, aveva poi avviato una procedura di accertamento formale nei confronti dell’Italia, per una condotta ritenuta “inadempiente” in merito alla mancata consegna del generale libico accusato di crimini contro l’umanità. L’organismo ha quindi invitato il governo a fornire informazioni sul perché non ha adempiuto alla richiesta della Corte ed a “presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro di materiali” in suo possesso. La questione della mancata osservanza da parte dell’Italia di una richiesta di cooperazione per l’arresto e consegna di Almasri da parte della Corte è di competenza della camera competente, vale a dire la Camera preliminare I”, aveva affermato il portavoce della Corte penale internazionale, Fadi El Abdallah.
“Come parte di questa procedura, ai sensi del Regolamento 109(3) del Regolamento della Corte, l’Italia avrà l’opportunità di presentare osservazioni. Finché la Camera preliminare I non avrà esaminato la questione e reso una decisione, la Corte non offrirà ulteriori commenti”, aggiunge il portavoce, che sottolinea come “questo processo non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche“. Il regolamento 109 della Corte penale internazionale disciplina i casi di presunta mancata cooperazione da parte di uno Stato. Il paragrafo 3 prevede che la Camera competente possa chiedere spiegazioni al Paese coinvolto sull’inadempimento. Poiché la Cpi ha giurisdizione sulla Libia in virtù di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza – adottata il 26 febbraio 2011 – che sancisce un obbligo di cooperazione, un’eventuale condanna da parte della Camera per mancata collaborazione dell’Italia nella consegna del generale libico Almasri, sarebbe trasmessa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e non solo all’Assemblea degli Stati Parte della Corte.
I giudici dell’Aja contestano al generale una serie di episodi avvenuti a Mitiga, penitenziario di cui è direttore. In quella struttura, secondo quanto si legge nel dispositivo della pre-trial Chamber della Cpi, dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 32 detenuti e 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie.