La battaglia degli attivisti per difendere il luogo simbolo della lotta alla mafia. Domani sarà l’anniversario della morte di mamma Felicia.
Palermo – Ieri la notizia che la casa di Peppino Impastato, simbolo della lotta alla mafia diventata luogo della memoria e raccontata nel film “I cento Passi”, finirà all’asta a marzo del 2025. A disporlo è stato il tribunale di Palermo che ha dato incarico a un curatore fallimentare di occuparsi della vendita dell’immobile e dell’archivio storico di Peppino Impastato. La decisione del giudice è l’epilogo di un vecchio e lungo contenzioso tra Giovanni Impastato, fratello di Peppino e proprietario dell’immobile, e l’attore-cabarettista Dario Veca. Ma l’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato non molla e replica che il suo lavoro continuerà.
In una nota si precisa che “si tratta di una questione privata, di natura civilistica, che non ha nessuna connessione con l’attività della nostra associazione, che continua l’impegno quotidiano portato avanti dalle attiviste e attivisti per trasmettere la memoria di Peppino Impastato e altresì lotterà affinché la casa resti un bene comune nella disponibilità della collettività, come voleva mamma Felicia”. A marzo del prossimo anno l’immobile diventato negli anni luogo di memoria, finirà all’asta su disposizione del Tribunale di Palermo.
“Vogliamo, inoltre, chiarire che l’immobile di Casa-Memoria non presenta nessuna irregolarità urbanistica o edilizia, o abusivismi, come è stato erroneamente scritto da alcuni giornalisti”.
“Ci spiace che queste notizie rischino di oscurare una data per noi molto importante come il ventesimo anniversario della scomparsa di Felicia, madre e donna che ha vissuto per dare giustizia al figlio brutalmente ucciso dalla mafia, e che ha lottato contro le ingiustizie e la mentalità mafiosa”, conclude l’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato. L’anniversario della scomparsa di mamma Felicia è domani, 7 dicembre. La mattina del 9 maggio 1978 venne trovato il corpo dilaniato del figlio Peppino. Dopo alcuni giorni di smarrimento decise di costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio. Una decisione che nelle sue intenzioni doveva servire anche per proteggere Giovanni, il figlio che le era rimasto e che, al contrario, in questi anni si è impegnato assieme alla moglie per avere giustizia per la morte di Peppino. La scelta di Felicia è stata radicale, rompere con i parenti del marito che le consigliavano di non rivolgersi alla giustizia.
Da allora la madre di Peppino ha aperto la sua casa a tutti coloro che volevano conoscere la storia del figlio. Le delusioni, quando sembrava che non si potesse ottenere nulla, e gli acciacchi di un’età che andava avanzando non l’hanno mai piegata. Al processo contro Badalamenti, fortemente voluto da lei e dal figlio Giovanni, venuto dopo 22 anni, con l’inchiesta chiusa e riaperta più volte grazie anche all’impegno di alcuni compagni di Peppino e del Centro a lui intitolato, con il dito puntato contro l’imputato e con voce ferma lo ha accusato di essere il mandante dell’assassinio. Badalamenti è stato condannato, come pure è stato condannato il suo vice.