Carmelo Miano resta in carcere: no ai domiciliari, l’inchiesta sarà a Napoli

Il legale dell’hacker Genchi: “Attendiamo il deposito delle motivazioni per valutare le ulteriori iniziative”. Le risposte entro 45 giorni.

Roma – Resta in carcere Carmelo Miano. Il tribunale del Riesame di Napoli ha confermato la misura cautelare nei confronti dell’hacker siciliano 24enne, arrestato lo scorso 2 ottobre a Roma nell’ambito di una indagine della Polizia Postale coordinata dai magistrati del pool cybercrime della Procura partenopea. I giudici dell’ottava sezione penale del tribunale del Riesame hanno anche confermato a Napoli la competenza territoriale dell’inchiesta. La Procura contesta a Miano i reati di accesso abusivo aggravato alle strutture e diffusione di malware e programmi software in concorso. Una decisione annunciata, dopo che i magistrati, durante l’udienza del Riesame, avevano depositato una memoria con la quale esprimevano parere contrario all’attenuazione della misura cautelare del carcere con quella dei domiciliari e al trasferimento degli atti d’indagine presso la Procura di Perugia, per competenza.

Richieste presentate dal difensore di Miano, Gioacchino Genchi. “Attendiamo il deposito delle motivazioni per valutare le ulteriori iniziative”, ha commentato il legale la conferma della misura cautelare del carcere per il suo assistito, l’hacker 24enne indagato a Napoli per avere violato il sistema informatico del Ministero della Giustizia. I giudici del tribunale del Riesame (presidente Antonio Pepe, giudici Maria Vittoria Foschini e Francesca Ferri) hanno anche confermato a Napoli la competenza territoriale dell’inchiesta. “Sono proprio curioso di leggere – ha aggiunto l’avvocato Genchi – come il Tribunale del riesame di Napoli ritenga legittimo che ad indagare su Miano siano gli stessi pubblici ministeri di cui l’indagato ha spiato e violato la corrispondenza elettronica personale per almeno due anni”.

Il deposito delle motivazioni è previsto entro 45 giorni. Una decisione inevitabile quella di non concedere a Miano i domiciliari, dopo che la sua posizione di è aggravata, alla luce degli approfondimenti investigativi, dai quali è emerso che il 24enne era in possesso di 46 password di altrettanti magistrati inquirenti tra Firenze, Perugia e Torino, tra cui anche quelle dei procuratori del capoluogo umbro e di quello toscano. Tra di loro il procuratore di Napoli Nicola Gratteri a quello di Perugia Raffaele Cantone. L’hacker siciliano di 24 anni arrestato dalla Polizia Postale a Roma, alla Garbatella, aveva copiato sui suoi dispositivi l’intero data-base utenti del Ministero della Giustizia, dal quale ha poi estrapolato le password.

Una notizia che ha “incuriosito e inquietato” il procuratore della Repubblica del capoluogo umbro, Cantone, che sta tra l’altro coordinando l’indagine sugli accessi abusivi alle banche dati in uso alla Direzione nazionale antimafia da parte di Pasquale Striano e nella quale è indagato, oltre all’ufficiale della Gdf, anche l’ex magistrato Antonio Laudati. Ecco perché la Procura di Napoli ritiene estremamente pericoloso l’hacker 24enne. Per gli inquirenti l’imponente quantità di dati sequestrati a Miano poco si conciliano con la circostanza, sostenuta dall’indagato, che l’unico obiettivo era conoscere lo stato delle indagini che lo riguardavano .Il movente dichiarato da Miano non corrisponderebbe con quanto emerso dagli approfondimenti investigativi (che proseguono) e che invece parrebbero sostenere la tesi secondo cui il suo reale obiettivo era vendere i dati.

I magistrati del pool cybercrime di Napoli non escludono connessioni tra l’hacker ed eventuali committenti. E tra gli indizi a sostegno di questa tesi c’è, tra l’altro, il wallet trovato in suo possesso con diversi milioni in criptovaluta (già sequestrato).

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