Carceri, uccise la moglie a Potenza: 81enne si suicida in cella, morto soffocato

Si è tolto la vita in prigione Vincenzo Urbisaglia, accusato di femminicidio e arrestato il 30 giugno per aver strangolato Rosetta Romano.

Potenza – Ennesimo suicidio nelle carceri italiane. Questa volta a essersi tolto la vita è stato Vincenzo Urbisaglia, 81enne detenuto nella città della Basilicata: l’anziano era in carcere per aver ucciso la moglie, Rosetta Romano, 73 anni. A darne notizia sono i sindacati di polizia penitenziaria, tra cui Aldo di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp. “E’ il 55esimo suicidio” nelle carceri italiane, commenta il sindacalista. Arrestato il 30 giugno scorso per femminicidio, ieri sera verso le 23:15 si è suicidato nella sua cella, sembrerebbe, per soffocamento dovuto all’ingerimento di corpi estranei. A nulla sono valsi i soccorsi della Polizia penitenziaria e dei sanitari.

Una tragica lite tra Urbisaglia e la moglie, il 29 giugno scorso, era culminata in un nuovo femminicidio a Maschito, in provincia di Potenza. Secondo la ricostruzione la vittima era stata strangolata al culmine di un acceso litigio. Per fare chiarezza su cosa avesse innescato la furia omicida dell’81enne, ex operatore ecologico in pensione, i carabinieri avevano interrogato parenti e i conoscenti della coppia. Pochi giorni fa i suoi legali avevano presentato un’istanza di scarcerazione al gip, poi respinta, motivandola con l’età e lo stato psicofisico dell’uomo. A dare notizia del gesto estremo Di Giacomo, che qualche giorno fa aveva protestato con le catene davanti alla sede del ministero della Giustizia a Roma per riaccendere l’attenzione politico-istituzionale sull’emergenza carceri.

“Questo caso dimostra chiaramente che vi è bisogno di rivedere il sistema di accesso al carcere. Siamo abbandonati a noi stessi, le carceri stanno vivendo il peggior momento nella storia della Repubblica, la politica sta dando il peggio in termini di incapacità di analisi e risoluzioni di un problema che è sotto gli occhi di tutti. Il rispetto per le vite non interessa alla politica, come le condizioni disumane in cui si vive nelle carceri italiane sia per i detenuti che per gli operatori penitenziari”, aggiunge Di Giacomo, per il quale “in qualsiasi altro stato le dimissioni del ministro e del sottosegretario Delmastro sarebbero state automatiche, da noi sembra quasi un merito non essere capaci di trovare soluzioni. Nel frattempo ci aspetta un’estate di rivolte, fughe di massa e vite spezzate sia tra i detenuti che tra gli agenti”. 

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