Le associazioni di categoria criticano duramente il ddl sulla riforma delle rete distributiva all’esame del Cdm e annunciano battaglia.
Roma – Le associazioni dei benzinai criticano duramente il ddl sulla riforma della rete distributiva dei carburanti, all’esame del Consiglio dei ministri. Le sigle annunciano fin d’ora la protesta con la chiusura degli impianti su strade e autostrade. In un comunicato congiunto, si legge che la riforma è “maturata nelle segrete stanze del ministero di Adolfo Urso, nelle quali è ammesso un ristretto cenacolo di petrolieri”.
La proposta arrivata in Cdm sulla riforma della rete dei carburanti, per ora slittata per approfondimenti, è “una vera e propria violenza alla realtà. Si distrugge l’ultimo anello della catena (i gestori) per premiare le compagnie petrolifere, che nel corso degli ultimi 3-5 anni hanno chiuso bilanci con utili mostruosi, anche a scapito dei margini dei gestori e sulle spalle dei clienti”. Le associazioni dei benzinai Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio, sostengono che il Governo ha anche “cancellato la norma che obbligava la pubblicizzazione del differenziale fra prezzo self e servito che, a spanne, vale oltre 1 miliardo di euro per le compagnie”.
Una “schizofrenia incomprensibile: prima l’obbligo per i gestori del cartello (inutile) del prezzo medio regionale e adesso, addirittura, la cancellazione dell’unica informazione utile ai clienti. Forse il Governo ha deciso di ‘compensare’ i petrolieri ringraziandoli, in questo modo, per l’acquiescenza dimostrata alle politiche di esclusione sociale messe in atto dall’Esecutivo: una vera e propria vergogna che non ha pari nella storia di questa categoria”. Le associazioni dei benzinai puntano poi l’indice contro quello che ritengono “lo sfruttamento intensivo dei gestori” che, aggiungono, verrebbe praticato “precarizzando i contratti che saranno applicati a discrezione delle compagnie senza alcuna contrattazione della parte economica e normativa: finti contratti di durata quinquennale che possono essere disdettati con 90 giorni di preavviso. Quindi contratti che, nella realtà, durano 90 giorni”.
Scompare la dicitura urticante ‘contratti di appalto’ ma la “sostanza è la stessa; la precarietà è la stessa; l’invadenza delle compagnie sarà la stessa. I consumatori – si chiedono i gestori – potranno sperare di trovare un distributore e di pagare il carburante il giusto prezzo?”. Per quanto riguarda le bonifiche, prosegue il comunicato unitario “basta cambiare il nome alla procedura di compatibilità ambientale: sarà così sufficiente inertizzare i siti degli impianti dismessi (premiando i titolari con circa 70.000 euro di soldi pubblici) per essere green e ricostituire la verginità del terreno. Ovviamente ai gestori espulsi andrà un ‘premio di consolazione’ (massimio 20.000 euro, in funzione degli anni di contratto residui)”.
“La categoria che ha sempre ricercato il confronto con un Governo – conclude il comunicato – che, però, non aveva alcuna intenzione di avviarlo, si è vista ‘sbattere in faccia’ tutte le porte che potevano favorire un’intesa onorevole. Alla categoria non resta altra strada che la contrapposizione dura al disegno del Governo ricercando, con i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione le necessarie convergenze”. Non appena il ddl sarà trasmesso in Parlamento, conclude il comunicato “le Federazioni di rappresentanza dei gestori fisseranno iniziative sindacali e tempi e modalità di svolgimento di un’azione di chiusura di tutti gli impianti. Stradali ed autostradali con manifestazioni nel territorio (anche nel corso della prossima campagna elettorale per le regionali)”.