Caos carceri, i dati di Antigone: 20 suicidi e 16mila detenuti in più

Il presidente Gonnella invia ai deputati le proposte per contrastare l’emergenza in vista del dibattito straordinario di oggi alla Camera.

Roma – La condizione delle carceri “è a dir poco drammatica. Con gli ultimi due suicidi delle scorse ore
sono già 20 le persone che si sono tolte la vita in questa prima parte del 2025 in un istituto di pena. Il sovraffollamento è sempre più grave nelle carceri per adulti, con circa 16.000 persone che non hanno un posto regolamentare, ed è diventato ormai strutturale anche negli Istituti Penali per Minorenni dove non si era mai registrato” . Lo sostiene Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l’associazione che in vista del
dibattito straordinario sulla situazione del sistema penitenziario italiano alla Camera di oggi ha inviato ai
deputati le sue proposte per affrontare l’emergenza.

“Erano ormai mesi che chiedevamo che il Parlamento rimettesse al centro del dibattito politico e pubblico il tema del carcere”, afferma Gonnella, che fa presenti le “condizioni fatiscenti” di molte strutture penitenziarie che “non garantiscono la disponibilità di servizi minimi come acqua e riscaldamenti”. Una situazione complessiva che “richiede provvedimenti immediati”. Dopo il record negativo dello scorso anno di 89 suicidi, sono già 20 quelli avvenuti nel 2025. “Le persone detenute in carcere a fine febbraio erano 62.165 per una capienza regolamentare di 51.323 unità, ma reale di 46.836 posti. Questo – sottolinea Antigone – significa che, alla fine del mese scorso, in carcere c’erano 15.329 persone senza un posto, per un tasso di affollamento del 132,7%.

Molte strutture detentive, fa notare l’associazione, versano poi in “condizioni totalmente degradate a livello igienico-sanitario. Carceri con muffe e infiltrazioni diffuse, fredde per l’assenza di riscaldamenti e acqua calda in inverno, con un caldo soffocante in estate, in alcuni casi con mancanza di luce nelle sezioni. Carceri dove si sta in celle così malmesse fino a 20 ore al giorno di fila. Carceri dove non si può telefonare ai propri cari se non 10 minuti a settimana. “Un contesto questo – sostiene il presidente di Antigone – che produce tensione, che mette a dura prova tanto le persone detenute che gli operatori che si ritrovano a dover vivere quotidianamente questo stato di profondo abbandono e di assenza di dignità, con un impatto anche sulla recidiva, che in Italia continua ad essere attorno al 70%. Del resto, come può una persona affidata a questo contesto uscire dal carcere avendo costruito un percorso alternativo e diverso rispetto a quello criminale?”. 

Nel frattempo, oggi si è svolto un nuovo incontro al ministero della Giustizia, tra il ministro Carlo Nordio e una delegazione dei Garanti territoriali delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. L’incontro, cui ha partecipato anche Riccardo Turrini Vita, Garante nazionale dei detenuti, ha fatto seguito al confronto dello scorso 11 marzo. Per il ministro della Giustizia si è trattato di una nuova occasione di interlocuzione sulle tematiche contenute nel ‘documento-appello’ già consegnato in precedenza al Guardasigilli dal portavoce della Conferenza dei garanti territoriali, Samuele Ciambriello: buone prassi, attività trattamentali, diritto all’affettività, misure alternative, depenalizzazione reati minori, umanizzazione della pena. Della delegazione di rappresentanti hanno fatto parte anche Bruno Mellano, Garante regionale del Piemonte, e Valentina Calderone, Garante comunale di Roma.

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