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Caos Bari: gli arresti “eccellenti” dei fratelli Pisicchio complicano le alleanze politiche

Un’altra bomba per il Pd che travolge un “fedelissimo” di Emiliano. Già nel 2020 era stato destinatario di un avviso di garanzia.

Bari – Una nuova bufera giudiziaria travolge la città pugliese, la stessa su cui sono puntati gli occhi della commissione ministeriale per valutare se vi siano gli elementi per lo scioglimento del Comune. La stessa dove giorni fa è rimbalzato l’eco arrivato dalle strade pugliesi di Triggiano, con l’inchiesta sul voto di scambio. Bari non ha pace, anzi è caos. La nuova raffica di arresti che sferza la politica pugliese ha come volti quelli di un ex assessore della Regione Puglia, il leader di Senso civico Alfonso Pisicchio, e suo fratello Enzo. Finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Procura di Bari.

La nuova serie di arresti “eccellenti” complica ancora di più il sistema di alleanze per le elezioni dell’8 e 9 giugno. Il campo largo è ormai naufragato con gli intrecci mafia-politica su cui indaga il Viminale e gli arresti di Triggiano, e di ora in ora il quadro assume tinte fosche. Quello che è certo è che il centrosinistra in Puglia – e non solo – ne sta vedendo delle belle. Un’altra bomba sul Pd per un “fedelissimo” di Michele Emiliano. Tanto che Pisicchio aveva ricoperto il ruolo di assessore all’Urbanistica nella sua prima giunta. Nel 2020 il suo nome era già finito sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine. Gli era stato già recapitato un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sulla promessa di assunzioni in cambio di voti.

Alfonso Pisicchio

I reati contestati all’ex assessore della giunta Emiliano, e ad altre cinque persone arrestate (una in carcere, quattro agli arresti domiciliari) sono, tra l’altro, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Poche ore prima
di essere arrestato, Alfonso Pisicchio si era dimesso dalla guida dell’agenzia per la Tecnologia della Puglia, spiegando che dietro la sua scelta “non c’era nessuna dietrologia”.

Ma c’era eccome. L’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari riguarda tre presunti appalti truccati. In carcere è finito Cosimo Napoletano di 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari, oltre i fratelli Pisicchio, si trovano il barese Francesco Catanese, 59 anni, e l’imprenditore Giovanni Riefoli, originario di Barletta ma residente a Bari, di 58 anni. L’interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e
Grazia Palmitessa.

Nell’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Bari, Ilaria Casu, si evidenzia che per Alfonsino Pisicchio le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato “la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito”. Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito “quale esecutore delle direttive” del fratello “e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino”.

Il Tribunale di Bari

La guardia di finanza ha anche sequestrato beni per 800mila euro. Dalle indagini è emersa la turbativa di una gara d’appalto bandita dal Comune di Bari per l’affidamento delle attività di supporto per la gestione e riscossione dei tributi, aggiudicata nel settembre del 2019, con importo a base d’asta di circa 5,5 milioni. Il
responsabile unico del procedimento, Francesco Catanese, avrebbe confezionato il bando ad arte per un imprenditore ottenendo in cambio l’assunzione della moglie. Inoltre, un componente della commissione di gara avrebbe ottenuto la stessa promessa di assunzione per il figlio con l’intermediazione dei fratelli Pisicchio a loro volta destinatari di denaro, assunzioni, promesse di assunzioni ed il finanziamento illecito al partito da parte dell’imprenditore cui avevano fornito informazioni riservate.

Inoltre, polizze fideiussorie false sarebbero state emesse da un broker e poi prodotte ai competenti uffici regionali da numerosi imprenditori per l’autorizzazione allo svolgimento di attività estrattiva nelle cave. Altre polizze false sarebbero state usate per avere finanziamenti dalla Regione Puglia.

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