Camorra: report Libera, aumentano gli enti che riutilizzano i beni confiscati 

Il responsabile della Campania, Riccardo Christian Falcone fotografa lo stato attuale 29 anni dopo il varo della legge 109.

Napoli – Libera Campania registra un incremento nel 2025 rispetto allo scorso anno degli enti del terzo settore impegnati nel riutilizzo dei beni confiscati. Attualmente operano 186 enti, secondo quanto emerge dal rapporto ‘Raccontiamo il Bene’ presentato nel capoluogo partenopeo, dall’associazione, 29 anni dopo il varo della legge 109. E dopo quasi trenta anni, si teme che il principio su sui si basa la normativa riguardante i beni confiscati possa essere modificata prevedendone una privatizzazione.

“Ci sono posizioni di pubbliche espresse anche dal mondo politico istituzionale che si sono concretizzate anche in una proposta di riforma del codice antimafia che è stata depositata in Commissione giustizia e che dalla lettura della relazione di accompagnamento lascia trasparire chiaramente la volontà di smantellare l’intero sistema delle misure di prevenzione patrimoniale e di conseguenza anche il principio del riutilizzo pubblico e sociale – dice il responsabile beni confiscati di Libera Campania, Riccardo Christian Falcone – noi siamo fortemente convinti che non può entrare nel dibattito sul tema dei beni confiscati il principio della privatizzazione”. “I beni confiscati sono beni pubblici e devono restare beni pubblici, qualunque cedimento
alla privatizzazione che passi naturalmente attraverso la vendita ma attraverso un utilizzo distorto del fitto a titolo oneroso dei beni confiscati è per noi un punto assolutamente critico”

La legge sul “riutilizzo pubblico e sociale l’hanno voluta 1.200.000 cittadini italiani, firmatari della proposta,
29 anni fa. Non si può tornare indietro”, prosegue. Il report traccia un quadro aggiornato delle realtà che, in
tutta Italia e in particolare in Campania, operano per restituire alla collettività i patrimoni sottratti alla
criminalità organizzata. Complessivamente, a livello nazionale, sono stati censiti 1.132 soggetti in 18 regioni su 20, in 398 comuni. Nel 2024 erano 1.065 in 383 comuni. Mentre in Campania sono 186 i soggetti coinvolti, distribuiti in 59 comuni; lo scorso anno, erano 170 in 56 comuni.

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