Sergio Gioacchini freddato dopo aver accompagnato i figli a scuola. A ordinare l’omicidio sarebbe stato Ugo Di Giovanni, boss legato al clan Senese.
Roma – Arrestati a Roma i presunti mandanti e l’esecutore materiale dell’omicidio di Sergio Gioacchini, il 34enne pregiudicato della Magliana freddato da quattro colpi di pistola davanti agli occhi della compagna nel gennaio 2019: i due avevano appena accompagnato le figlie all’asilo e stavano risalendo in auto. Trasportato in gravissime condizioni al San Camillo, Gioacchini era morto poco dopo.
Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, polizia e carabinieri hanno fatto scattare le manette ai polsi di Ugo Di Giovanni (classe 1957), Emiliano Sollazzo (nato nel 1988) e Fabrizio Olivani (classe 1963) ritenuti gravemente indiziati dei reati di omicidio pluriaggravato in concorso e di porto illegale di armi da fuoco in concorso per aver svolto, rispettivamente, il ruolo di mandanti (i primi due) e di esecutore materiale (il terzo) dell’omicidio.
Fin da subito il delitto era apparso inquadrarsi in quella terra di mezzo dove si muovono malavita romana e camorra, tra spaccio, debiti, sparatorie e lotte per il controllo del territorio. La vittima aveva patteggiato 8 mesi di carcere per usura ed estorsione, divenuti 2 anni per il cumulo con un’altra pena inflittagli nel 2011. Tra i presunti mandanti dell’omicidio, invece, spicca il nome di Ugo Di Giovanni, figlio di Mimì Di Giovanni, storico braccio destro di Michele Senese, il capo della camorra romana.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ipotesi accusatoria confermata da alcune rilevanti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, Di Giovanni e Sollazzo, in qualità di mandanti, pianificavano ed organizzavano il delitto procurando il motoveicolo e l’arma da utilizzare ed ospitando in una loro abitazione, nei giorni immediatamente precedenti al fatto Olivani, incaricato della esecuzione dell’omicidio di Andrea Gioacchini, detto Barbetta, raggiunto da quattro colpi di pistola calibro 7,65 mentre la vittima si trovava a bordo dell’autovettura Toyota Yaris insieme alla compagna, di fronte all’asilo dove aveva accompagnato i propri figli.
L’omicidio era stato programmato con largo anticipo, in modo da essere eseguito pochi giorni dopo la scarcerazione di Gioacchini (avvenuta in data 6 gennaio 2019), e preceduto da numerosi sopralluoghi, il procacciamento dell’arma impiegata e del motorino a bordo del quale avrebbe operato il killer.