Il fumo è lo stesso riferito dai testimoni e ripreso in uno dei video che mostrano il momento della deflagrazione.
Firenze – La mattina del 9 dicembre, quando si è verificata l’esplosione al deposito Eni di Calenzano (Firenze), causando 5 morti e 26 feriti, erano in corso due distinti interventi di manutenzione straordinaria agli impianti.
Uno degli interventi riguardava una condotta per il carico di carburante presso la pensilina numero 7, situata accanto a quella coinvolta nell’incidente. L’altro era concentrato sulla riparazione di due raccoglitori di vapori nella pensilina 6, luogo esatto dell’esplosione. Questi raccoglitori, utilizzati per gestire i vapori di benzina e altri carburanti durante il pompaggio, erano già segnalati come malfunzionanti.
Secondo quanto emerso dalle indagini, al momento dell’incidente era in corso il sollevamento di un carrello tramite un macchinario. Questo movimento si sarebbe verificato in concomitanza con la formazione di una nube di vapori di carburante, ipotizzata come possibile causa dell’innesco. Il fumo avvistato da alcuni testimoni corrisponderebbe a quanto documentato nel primo video disponibile, dove si nota una nube gassosa formarsi prima dell’esplosione.
Le autorità stanno analizzando con cura le immagini di videosorveglianza del deposito per individuare ulteriori video utili. In parallelo, i carabinieri del nucleo investigativo di Firenze stanno interrogando testimoni chiave, tra cui autotrasportatori, addetti agli impianti e manutentori esterni.
Oltre a quanto emerso dalle testimonianze, vengono acquisiti documenti relativi ai rapporti tra Eni, l’appaltatore e le modalità operative della manutenzione straordinaria. L’obiettivo è ricostruire con precisione le dinamiche dell’incidente e le responsabilità.