Negazionisti contro allarmisti, l’estate degli ultimi anni ormai è una partita giocata tra chi nega e chi terrorizza. Il cambiamento climatico è sotto agli occhi di tutti, ma è sempre giusto fare rizzare i capelli in testa a un popolo che, parliamoci chiaro, non dorme serenamente da tempo? Intanto si guarda il cielo e si aspettano nuvole cariche di fresco.
Roma – Il termometro sale e si toccano i 40 gradi, l’afa piega le ginocchia e l’umidità fa il resto. Lo scenario è sempre lo stesso: è l’estate che fa sentire la propria mano pesante anche sull’Italia. Il cambiamento climatico è in atto, non ci sono dubbi, è naturale è ciclico e sì, l’uomo ce l’ha messa tutta a dargli una bella spinta. Ma tant’è.
Ormai da diversi anni a giugno parte la grande corsa agli schieramenti: da un lato l’allarmismo degli ambientalisti che denunciano una situazione ormai critica, dall’altra i viaggiatori cinici, detti anche negazionisti, quelli che “se non fa caldo in estate, quando deve farlo?”. Come sempre la giustezza sta nel mezzo, si sa. Sempre meglio, dati alla mano, fermarsi e analizzare quelle che sono le tendenze senza scordarsi mai di sbirciare al passato.
Sì, perchè anche 40 anni fa – ad esempio – si toccavano i 41 gradi all’ombra e non era raro che le temperature sfiorassero record che, negli anni Sessanta, erano già da capogiro. Eppure oggi, sempre tornando ai famosi schieramenti, gli allarmisti ricordano che “l’uomo ha ucciso il pianeta e queste temperature lo dimostrano. Bruceremo tutti”. Come si è detto estremizzare i concetti non serve ad analizzarli, li offusca e rende illeggibili.
Che il clima sia mutato è fuori discussione, lo dice la terra, lo vivono sulla pelle gli agricoltori e i loro raccolti, ma fa parte di un processo che era previsto a livello mondiale già da diverso tempo. I media oggi calcano la mano e lo fanno perchè il sensazionalismo estremo paga sempre, si sa, dunque spazio al lessico di stampo terroristico che “tanto male non fa”.
E invece ne fa. Fa male perchè distoglie dal vero problema. Fa male e non è producente visto che a subire i 40 gradi all’ombra c’è, da sempre, un popolo speranzoso di risposte e, in questo caso, anche di un po’ di nuvole in cielo. Che arriveranno, fidatevi che lo faranno. E qual è il vero problema allora? Facile, il nodo della questione è che, spesso, non si considerano i fattori concreti da prendere in considerazione quando la temperatura sale. Ad esempio una popolazione che sta invecchiando che, giocoforza, subirà sempre di più i danni del caldo. Oppure, come detto poco fa, i raccolti, l’agricoltura che spesso non è tutelata.
Facile dare nomignoli alle ondate di caldo, Caronte, Cerbero e così via, ammettiamo che un certo effetto lo fanno, ma è necessario? E’ così necessario intimorire un popolo che è già allarmato di suo per plurime questioni e non solo legate all’estate? Evidentemente, sì.