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Cadde dalla finestra durante un controllo: chiesto il rinvio a giudizio per tre poliziotti

Hasib Omerovic, sordomuto, precipitò dalla sua abitazione nel quartiere Primavalle. Gli agenti dovranno rispondere di falso e tortura.

Roma – La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per tre poliziotti coinvolti nella vicenda di Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto di origini serbe che il 25 luglio 2022 precipitò dalla finestra della abitazione doveva viveva nel quartiere Primavalle durante una attività di controllo da parte degli agenti rimanendo gravemente ferito. Nei confronti dei tre i pm di piazzale Clodio contestano, a seconda delle posizioni, i reati di falso e tortura.

L’appartamento da cui è precipitato l’uomo, in Primavalle

Nel settembre scorso la Corte di Cassazione aveva confermato la misura interdittiva della sospensione di un anno nei confronti di Alessandro Sicuranza, uno dei poliziotti indagati per falso in relazione all’annotazione di servizio redatta dopo l’intervento nell’abitazione di Omerovic in via Gerolamo Aleandro. La misura era stata disposta dopo che il tribunale del Riesame di Roma aveva accolto nei mesi scorsi l’appello della Procura disponendo l’interdittiva dopo il rigetto del gip.

Nell’inchiesta coordinata dal pm Stefano Luciani, il reato di tortura viene contestato all’assistente capo della polizia Andrea Pellegrini, che all’epoca dei fatti era in servizio nel distretto di Primavalle. L’agente, per l’accusa, durante l’attività di identificazione in casa di Omerovic “con il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia, cagionava al 36enne un verificabile trauma psichico, in virtù del quale lo stesso precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti”.

Al poliziotto è contestato anche il reato di falso in concorso con altri due colleghi – oltre ad Alessandro Sicuranza, anche Maria Rosa Natale – per avere attestato che l’intervento nell’appartamento fosse “dipeso dall’essersi incrociati per strada lungo il tragitto e non, come realmente accaduto, da accordi telefonici previamente intercorsi”. Invece un quarto indagato, il poliziotto Fabrizio Ferrari, che ha collaborato alle indagini, ha chiesto il patteggiamento.

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