Braccianti indiani sfruttati, minacciati e trattati senza dignità

Portati sui luoghi di lavoro ammassati nei furgoni, lavoravano fino a 14 ore al giorno sotto pioggia e pesticidi: tre indagati.

Napoli – I carabinieri del reparto operativo per la tutela del lavoro, con l’ausilio del gruppo di Aversa, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare personale emessa dal GIP del tribunale di Napoli Nord, su richiesta di questa Procura, che ha applicato le misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di un imprenditore agricolo, svolgente l’attività di coltivazione, raccolta e rivendita di ortaggi nell’area aversana, nonché nei confronti della moglie e di un cittadino indiano, e dell’obbligo di presentazione alla P.G. nei confronti di un secondo cittadino indiano.

Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, di concorso nei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato (artt. 110, 603 bis, co. 1 n. 1 e 2, co. 2 e co. 4 n. 1 e 2 c.p.) e di violenza e minaccia per costringere a commettere un reato (artt. 110 e 611 c.p.).

Le attività di indagine, condotte dal citato reparto operativo e coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno permesso di ricostruire un grave quadro indiziario nei confronti del predetto imprenditore che, con la stretta collaborazione della moglie e di due cittadini indiani, nel periodo febbraio-luglio 2024, ha reclutato un numero considerevole di lavoratori – variabile tra i quaranta e gli ottanta – prevalentemente di origine indiana e irregolari sul territorio nazionale, impiegandoli come braccianti agricoli in terreni siti tra le province di Napoli e Caserta, in condizioni di grave sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno.

In particolare, i lavoratori venivano:

  • portati sui luoghi di lavoro a bordo di furgoni per il trasporto merci, ammassati nei vani di carico, l’uno addosso all’altro e senza le necessarie condizioni di sicurezza;
  • costantemente sorvegliati, minacciati (di non ricevere la paga per la giornata di lavoro o di non essere più ingaggiati per il futuro) e intimiditi per evitare rallentamenti nella catena produttiva o a causa del danneggiamento dei prodotti agricoli raccolti;
  • sottoposti a ritmi estenuanti per 10/14 ore al giorno, percependo compensi di circa 2,70 euro l’ora, senza riposo settimanale e possibilità di assentarsi in caso di malattia, con una pausa di pochi minuti per consumare il pranzo solo al raggiungimento della quota di raccolta (“senza la quota non si mangia”);
  • costretti a lavorare anche in condizioni atmosferiche avverse (sotto la pioggia, riparandosi con buste di plastica), senza alcun rispetto della normativa di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro;
  • obbligati a permanere nei campi anche durante lo spargimento di pesticidi, nocivi per la salute, minacciando chi si allontanava per malore di non farli più lavorare;
  • ridotti a vivere in alloggi fatiscenti;
  • minacciati di gravi violenze fisiche per impedire la collaborazione con le forze di polizia, nel caso in cui avessero riferito informazioni sul datore di lavoro e sulle condizioni di sfruttamento all’Autorità Giudiziaria o alle forze dell’ordine.

È stata data, altresì, esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del tribunale
di Napoli Nord, su richiesta di questa Procura, che ha disposto il sequestro:

  • di n. 4 furgoni, utilizzati per il trasporto della manodopera;
  • della somma complessiva, di euro 542.934,56, quale profitto del reato, rinvenuti nel magazzino – sede dell’imprenditore agricolo indagato.

L’odierna operazione si inserisce nel più ampio quadro di contrasto del dilagante fenomeno dello sfruttamento lavorativo nell’agro aversano. Al momento, sono stati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari l’imprenditore agricolo e la moglie, mentre risultano irreperibili i due indagati di nazionalità indiana.

Durante le indagini sono stati eseguiti controlli e ispezioni con il contributo dei militari del nucleo operativo del gruppo carabinieri per la tutela del lavoro, del personale dell’Ispettorato Area Metropolitana e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), grazie al progetto A.L.T Caporalato D.U.E. che ha come obiettivo quello di tutelare i lavoratori migranti vulnerabili.