Bovolenta (Pd): accoltellata la 40enne Sara Buratin, si cerca il marito nel fiume

La donna è stata uccisa in casa della madre. Lascia una figlia di 15 anni. L’uomo, 39 anni, si sarebbe gettato con il furgone nel Bacchiglione.

Padova – Omicidio a Bovolenta, nel padovano, a poco meno di 20 chilometri dal luogo in cui venne assassinata Giulia Cecchettin. Una donna di 41anni, Sara Buratin, è stata uccisa la mattina del 27 febbraio a coltellate mentre si trovava nella casa della madre, in viale Italia, vicino alla locale stazione dei carabinieri. Ed è stata proprio lei, Maria Pasqualetto, a dare l’allarme. Purtroppo l’intervento dei sanitari del Suem 118 non è servito a salvarla perché Sara era già morta. Dopo aver saputo che la figlia era deceduta, Maria ha accusato un malore. Sara lascia una figlia di 15 anni, che al momento della tragedia era a scuola.

I militari dell’Arma stanno cercando Alberto Pittarello, 39 anni, il marito della vittima. L’ipotesi è che si sia gettato con il furgone nel fiume Bacchiglione. Gli investigatori sono giunti lì esaminando tracce di pneumatici in località Ca’ Molin, sull’argine destro del fiume: tracce che si interrompevano proprio in prossimità dell’acqua.  In serata il mezzo sarebbe stato individuato, ma non si sa se all’interno ci sia il cadavere dell’uomo. Le operazioni di ripescaggio sono condotte dai sommozzatori dei vigili del fuoco, giunti da Venezia, ma sono rese problematiche dalla fortissima corrente e dalla piena del fiume a causa delle forti piogge di questi giorni.

Le operazioni di recupero dei sommozzatori dei vigili del fuoco sono rese difficili dalla piena del fiume

Sara, 41 anni, è stata descritta come una donna solare e piena di vita. Sportiva, amante della vita all’aria aperta, lavorava in uno studio dentistico di Padova. Alberto invece è un tecnico di caldaie, appassionato di montagna e di calcio a 5. Secondo indiscrezioni, tra i due c’erano forti tensioni perché si stavano separando. Circa due settimane fa lei aveva lasciato l’abitazione che condivideva con il compagno in via San Gabriele per tornare, con la figlia, a vivere con la madre, in viale Italia. Un vicino avrebbe detto di aver visto due giorni fa i due litigare di fronte a casa. Poi la tragedia.

La ricostruzione dell’omicidio: così è stata uccisa Sara Buratin

Secondo le prime ricostruzioni, il giorno dell’omicidio tutto sarebbe accaduto poco dopo le 10 di mattino. Sara sarebbe stata raggiunta nella casa della madre da Alberto. Era stato lui a chiederle di un appuntamento dicendole che le avrebbe portato un motorino da far usare alla loro figlia e per farlo aveva preso un giorno di ferie. Alle 10.05, un lettore targhe fotografa quella del furgone Nissan di Alberto nella zona di viale Italia. Mezz’ora dopo, attorno alle 10.35, una vicina racconta ai carabinieri di aver visto il furgone andare via. È in quell’arco di tempo che il sostituto procuratore Sergio Dini inscrive il femminicidio. L’esame esterno effettuato dalla dottoressa Barbara Bonvicini rileva che la donna è stata aggredita alle spalle e colpita con una ventina di coltellate inferte con un coltello da escursionista, che l’uomo si era portato da casa e che poi è stato trovato sul luogo del delitto.

Sara Buratin e Alberto Pittarello

A chiamare i soccorsi è stata la mamma di Sara, Maria Pasqualetto. La figlia le aveva detto che sarebbe uscita un attimo in giardino perché l’ex doveva portarle il motorino ed era questione di pochi minuti. Ma dopo un po’ Sara non era ancora rientrata. Così Maria è uscita dalla porta principale di casa, quella che dà sulla strada, e ha visto che il furgone del genero non c’era più. A quel punto è andata sul retro, verso il giardino, e lì ha trovato Sara esanime, riversa in un pozza di sangue. Quindi la disperata chiamata al 118, gli inutili soccorsi e il malore nell’apprendere che la figlia era morta.

Una volta lasciata la casa di viale Italia, Alberto si sarebbe diretto con il furgone verso il fiume Bacchiglione, a circa 3 o 4 Km di distanza. Gli inquirenti sono arrivati sul posto tracciando il telefonino dell’uomo: i dati elettronici hanno risposto che il cellulare era fermo da diverso tempo in una zona arginale. Giunti sul posto, i carabinieri hanno trovato segni di scarrocciamento sull’argine, verso il letto del fiume. Nello stesso punto anche diversi pezzi di carrozzeria che poi tramite i numeri seriali del telaio, dopo un controllo incrociato alla Motorizzazione, sono risultati appartenere al furgone di Pittarello. A terra, a circa 200 metri, un’altra auto dell’Arma ha trovato il cellulare dell’uomo. L’ipotesi è quindi che l’uomo si sia gettato deliberatamente nel fiume con il furgone per farla finita. Ma il corpo non è stato ancora trovato e finché non lo sarà sono aperte tutte le possibilità. Compresa quella che possa anche essere fuggito, e che il furgone sia stato condotto nel fiume apposta per depistare le indagini.

Le operazioni di ricerca, sospese alle 23 di ieri sera 27 febbraio per l’ondata di piena in arrivo, sono riprese stamani.

Sul fatto indagano i carabinieri del locale Nucleo investigativo.

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