Bonus Natale: estensione a 2 milioni di italiani con i fondi del concordato bis

La misura dovrebbe vedere un raddoppio della platea dei beneficiari e dovrebbe poi confluire nel decreto Fisco all’esame del Senato.

Roma – Ieri era trapelata la notizia della volontà del governo di estendere il bonus Natale a una platea più ampia di beneficiari, con la maggioranza al lavoro per allargare le maglie del bonus una tantum di 100 euro in arrivo con le tredicesime. Una misura destinata ai lavoratori dipendenti con reddito non superiore a 28mila euro con coniuge e almeno un figlio fiscalmente a carico, oppure in nuclei monogenitoriali con un figlio a carico. L’idea è raddoppiare la platea di beneficiari, circa due milioni di italiani. Ma con quali risorse? Ieri si era parlato di un emendamento del relatore al decreto fiscale in discussione in commissione al Senato.

Oggi si sa qualcosa in più: i fari sono puntati sulle entrate previste grazie al concordato preventivo. Nel Consiglio dei ministri di ieri sono stati riaperti infatti i termini entro cui le partite Iva potranno aderire. La scadenza è stata spostata al prossimo 12 dicembre. “Abbiamo trovato le risorse per arrivare all’incirca al raddoppio della platea del bonus Natale, per includere, come avevano chiesto anche le opposizioni, chi era rimasto fuori all’inizio, come le famiglie monogenitoriali“, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. La misura è contenuta nello stesso decreto con la riapertura dei termini del concordato preventivo.

Il testo, che dovrebbe andare in Gazzetta Ufficiale in tempi brevi, dovrebbe poi confluire nel decreto Fisco all’esame del Senato. Solo così sarà possibile far arrivare i 100 euro nelle tasche degli italiani insieme alle tredicesime di fine anno. Per mettere al sicuro i fondi necessari all’estensione del bonus Natale, i tecnici del governo hanno allargato il concordato anche su altri fronti. Adesso la possibilità di aderire al patto con il Fisco viene data anche alle società che hanno subito una modifica dell’assetto proprietario, ma che hanno lasciato invariati o hanno ridotto il numero di soci.

Al momento per ottenere il bonus sono tre i requisiti necessari: avere nel 2024 un reddito complessivo non superiore a 28mila euro; avere sia il coniuge sia (almeno) un figlio fiscalmente a carico e avere “capienza fiscale”, ovvero un’imposta lorda sui redditi di lavoro dipendente di importo superiore a quello della detrazione per lavoro dipendente (art. 13 comma 1 del Tuir). L’Agenzia delle Entrate, nella circolare sul bonus inserito nel dl Omnibus, aveva spiegato in particolare che, al calcolo dei 28mila euro, “non concorre il reddito dell’abitazione principale e delle relative pertinenze”. Quanto invece al secondo requisito, era indicato che occorre avere il coniuge, non legalmente ed effettivamente separato, e almeno un figlio, anche se nato fuori del matrimonio, riconosciuto, adottivo o affidato, entrambi fiscalmente a carico.

Le maggiori risorse che arriveranno dal concordato preventivo bis dovrebbero servire infatti anche ad altre misure. Forza Italia chiede ad esempio che si riduca la seconda aliquota Irpef già in queste settimane: l’obiettivo è farla passare dal 35% al 33%, per la fascia di reddito che va da 50mila a 60mila euro. In ogni caso, il percorso della Manovra e di tutti i decreti collegati è ancora lungo: la maggioranza cerca soprattutto di capire come riuscire a sfoltire le oltre 4mila proposte emendative arrivate.

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