Bologna – Niente più divieti di dimora per i sei attivisti dei collettivi che a ottobre scorso insieme ad altri furono sgomberati da uno stabile (in via Mazzini), che avevano occupato illecitamente, di proprietà di
una congregazione di suore. Il Gip del Tribunale bolognese, infatti, ha attenuato la misura cautelare per tutti e sei tramutandola in obbligo di firma quotidiana alla Pg. Le misure erano state eseguite dalla Digos ed emesse dal gip Domenico Truppa che aveva accolto la richiesta del procuratore Giuseppe Amato e del pm Stefano Dambruoso. L’edificio fu sgomberato il 17 ottobre in seguito al provvedimento di sequestro preventivo emesso dall’autorità giudiziaria.
Durante lo sgombero il collettivo organizzò una manifestazione senza preavviso, coinvolgendo un centinaio di persone. Gli agenti – secondo la polizia – furono aggrediti da alcuni attivisti con calci, pugni e aste e alcuni manifestanti furono accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e lesioni aggravate nonché del lancio di oggetti. Dovettero far ricorso a cure mediche tre agenti e un manifestante (una ragazza). I sei attivisti hanno ottenuto l’attenuazione della misura cautelare dopo aver presentato al giudice documenti relativi a contratti di lavoro, legami familiari, esigenze di salute e di residenza sulla città di Bologna. “Siamo tornati. Hanno provato ad attaccare i Municipi Sociali. Non ce l’hanno fatta. Torniamo a Bologna per fare
politica”, hanno scritto gli attivisti sui social, lanciando un appuntamento per domani, alle 19, a Làbas, per raccogliere fondi per le spese legali.