In carcere dall’8 aprile del 2023 è accusato di aver ucciso con premeditazione la moglie e la suocera con un mix di farmaci nel 2021.
Bologna – “Questa è una storia orribile di gente perbene, sono entrata in questo procedimento e nel momento in cui l’ho fatto sono stati inquietanti i riferimenti ad altre persone perbene che nel passato sono state protagoniste di fatti così tristi e inquietanti, che dietro l’apparenza di eccellenza nascondevano segreti o situazioni di gravi turbamenti. “La conclusione è obbligata: siamo di fronte a due omicidi pluriaggravati, quindi chiedo la condanna all’ergastolo con almeno un anno di isolamento diurno”. Parole forti quelle della procuratrice aggiunta di Bologna Morena Plazzi che ha chiesto alla Corte d’Assise la condanna, senza il riconoscimento di alcuna attenuante, di Giampaolo Amato, l’oftalmologo 65enne accusato di aver ucciso con un mix di farmaci, il 9 e il 31 ottobre 2021, la suocera 87enne Giulia Tateo e la moglie, la 62enne Isabella Linsalata.
Gli inquirenti contestano all’ex medico della Virtus le aggravanti della premeditazione, i motivi abietti e futili e l’uso del mezzo venefico. Dalla ricostruzione dei fatti, il 65enne uccise le due donne con un mix di farmaci, l’anestetico Sevoflurano e la benzodiazepina Midazolam. Amato, che è in carcere dall’8 aprile del 2023 e che si è sempre proclamato innocente, era presente in aula. A più riprese ha scosso la testa durante la requisitoria della pm.
Ma Plazzi riferendosi al comportamento del medico, ha sottolineato di “non aver percepito in lui non dico resipiscenza o una rivalutazione delle sue condotte, cosa che non potrei pretendere nemmeno dal peggior delinquente, ma neanche alcuna empatia o interesse per la persona che gli è stata vicina per 40 anni e che è morta in quel modo”. E ancora, il pubblico ministero ha puntato l’attenzione sull’accesso ai farmaci usati per uccidere le due donne – morte a 22 giorni di distanza nell’ottobre del 2021 – e quindi sulla provenienza di Midazolam e Sevoflurano, di utilizzo pressoché esclusivo in ambito ospedaliero. E Amato ha lavorato all’ospedale Maggiore, in quello di San Giovanni in Persiceto, di Vergato, ha sottolineato la procuratrice aggiunta Plazzi.
Inoltre l’indagine dei dispositivi elettronici dell’imputato – ha proseguito – ha permesso di valutare che era consapevole dell’uso di Midazolam e Sevoflurano. Conosceva perfettamente il Midazolam, c’è una chat whatsapp in cui dice alla donna con cui aveva una relazione extraconiugale che per calmare una paziente agitata le era stato somministrato proprio il Midazolam”. Tra i documenti acquisiti, ci sono anche alcune conversazioni Whatsapp tra il medico e la sua amante: “Giampaolo, io prima di incontrare te ero felice. Ero una persona normale. Mi hai fatto diventare nevrotica. Tu sei diabolico“, gli scrive la donna in una chat del 16 aprile 2019. Secondo la procura, il rapporto tra i due è un possibile movente dietro al doppio omicidio di cui è accusato Amato.
Nella chat acquisita dalla procura, lui poi risponde: “Amore, io non voglio che tu sia così. Io nemmeno”. E lei ribatte: “Non conosco nessuno in grado di ferire e raccontare bugie come fai te. Sei pericoloso”. Dopo la morte di Linsalata, la relazione tra i due amanti entrò definitivamente in crisi. Nei primi mesi del 2022, in alcune conversazioni intercettate, la donna minacciò Amato più volte di chiamare i carabinieri. Intenzioni che però non hanno avuto seguito perché, come confidato a un’amica, non voleva causargli ulteriori complicazioni nell’indagine in cui era coinvolto.