Il progetto di una scuola con i fondi Pnrr scatena il braccio di ferro: l’arresto di un 19enne “sedato con taser e spray” accende la protesta.
Bologna – L’hanno ribattezzata la “guerriglia dei pioppi”: ambientalisti e partiti contro il progetto della nuova scuola, che prevede di abbattere trenta alberi (per ripiantarne cento). Gli attivisti hanno sfondato le reti del cantiere mentre gli operai stavano lavorando, dando vita a un rave improvvisato. Una giornata di scontri e tensioni tra le forze dell’ordine e l’ala più dura degli eco-attivisti che non vogliono – con forza – la realizzazione di una nuova scuola al parco Don Bosco dove saranno sacrificati alcuni alberi, già una decina quelli tagliati.
I manifestanti hanno fatto le barricate nel parco bolognese, poi sono stati allontanati da polizia e carabinieri per consentire i lavori. Poi sono tornati alla carica bloccando di nuovo tutto. La situazione resta tesa. Il Don Bosco si conferma una polveriera. Dopo gli scontri di qualche giorno fa tra chi difende il parco e le forze dell’ordine (al centro delle proteste la contestazione del progetto per una nuova scuola grazie ai fondi Pnrr), ad alimentare le fiamme della polemica e della protesta c’è stata l’azione messa in campo da un 19enne che insieme ad altre due persone, che sono riuscite a fuggire, ha cercato di rubare materiale edile dal cantiere del tram in via Serena. L’allarme, alle due di notte, lo ha fatto scattare un residente della zona che accortosi dei movimenti di tre figure a volto coperto all’interno dell’area lavori, decide di chiamare i carabinieri.
Nel giro di cinque minuti i militari arrivano sul posto e individuano tre persone col volto coperto da un passamontagna all’interno del cantiere. Appena si accorgono dell’arrivo dei militari cercano di scappare. Uno di questi, il 19enne Giovanni Giordano, dopo un breve inseguimento, viene fermato da un agente grazie all’utilizzo del taser. Il giovane cerca di divincolarsi e in tutte le maniere di sottrarsi all’arresto, ma viene immobilizzato da un’altra scarica elettrica sul corpo. Dal vicino presidio permanente che si trova nel parco si muovono subito numerosi attivisti che si portano nelle vicinanze dell’auto dei carabinieri protestando vivacemente contro le modalità del fermo.
Intanto il parapiglia con Giordano prosegue, il giovane, secondo la relazione di servizio dei carabinieri, si dimena e con calci e sputi risponde ai militari che decidono di ricorrere anche allo spray al peperoncino. A quel punto sul posto arriva anche il 118: al Maggiore finiscono tre carabinieri con prognosi rispettivamente di 10, 15 e 20 giorni, e lo stesso ragazzo con una prognosi di 5 giorni. La protesta contro l’arresto divampa subito sui social e l’appuntamento per tutti i gruppi che gravitano intorno al parco Don Bosco è davanti al Tribunale in via D’Azeglio dove è prevista l’udienza di convalida per il giovane fermato. Oltre duecento gli attivisti presenti, dal Comitato Besta a Cambiare Rotta, dal Cua a Osa, le sigle della contestazione ci sono tutte. Alcuni srotolano striscioni con slogan “contro la repressione”, altri intonano cori contro le forze dell’ordine. Nel calderone finisce una cronista del Carlino, che viene circondata e insultata da alcuni militanti.
Intanto in aula il 19enne deve rispondere dei reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e furto plurimo aggravato, per lui la pm chiede gli arresti domiciliari. La difesa contesta il furto “perché nulla è stato trovato in possesso del ragazzo” e produce alcuni video dell’arresto che vengono acquisiti dalla giudice Anna Fiocchi, nei quali si nota che il ragazzo dopo l’utilizzo di taser e spray, denunciano i legali, “evidenzia sintomi di soffocamento”. “Inoltre il taser dovrebbe essere utilizzato in situazioni eccezionali in riferimento a pericoli di violenza di un qualche tipo – rileva l’avvocato Mario Marcuz che insieme a Mattia Maso difende Giordano – e questa non sembrava proprio esserlo”.
l giovane, studente del liceo Da Vinci di Casalecchio di Reno, incensurato, da tempo fa parte di alcuni gruppi antagonisti, in particolare ha partecipato a diverse manifestazioni di Osa e Cua. “Si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, si è spaventato quando i carabinieri gli hanno intimato di fermarsi“, racconta la mamma che è stata a fianco del ragazzo per tutta la giornata. Poi arriva la decisione: la giudice convalida l’arresto del giovane per tutti e tre i capi d’imputazione, ma rigetta la richiesta di arresti domiciliari e non predispone alcuna misura cautelare per la giovane età, l’assenza di precedenti di polizia e il vissuto in un contesto socio-familiare ritenuto solido e idoneo ad assolvere ad una funzione di controllo.
L’udienza per l’inizio del processo viene fissata al 13 maggio prossimo. Quando la notizia arriva all’esterno del tribunale, le circa cento persone rimaste cominciano a fare festa e non appena Giordano esce la folla si scioglie in un lungo abbraccio collettivo. La lunga giornata si conclude con un nuovo corteo verso il parco Don Bosco, dopo aver attraversato il centro della città e la zona universitaria. Ad accogliere il ragazzo al grido di “libertà” alcune decine di persone. Al parco Don Bosco doveva solo nascere una nuova scuola. Green e antisismica. E invece quel fazzoletto d’erba nel cuore popolare della città, tra la Regione e la Fiera, è diventato un campo minato, teatro di scontro.
L’assetto è da guerriglia e cariche delle forze dell’ordine, con molti cellulari a presidiare Via Aldo Moro, davanti alla Regione; ma è una battaglia del Comune, questa per l’edilizia a tutti i costi, e le altre Istituzioni non entrano nel merito. La Giunta ha deciso, ormai gli alberi sono stati tagliati e a nulla è valsa l’agguerrita resistenza delle centinaia di manifestanti presenti, in cui c’è un po’ di tutto: residenti, genitori degli allievi, studenti, ambientalisti esperti (che si sono barricati, salendo con le funi, nelle casette sui rami), Potere al Popolo, attivisti di vario genere, pensionati, delusi del PD, giovani punk.