Boccata di ossigeno per i lavoratori dell’ex Ilva: prorogata la cassa integrazione

A firmare l’intesa al ministero del Lavoro i rappresentanti dell’azienda e le organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb e Ugl.

Roma – Una boccata di ossigeno arriva per i lavoratori di Acciaierie d’Italia, in amministrazione straordinaria (ex Ilva), scaduta il 28 febbraio scorso. Al ministero del Lavoro è stato raggiunto l’accordo per la proroga della cassa integrazione straordinaria per dodici mesi. Coinvolti in totale 3.062 lavoratori rispetto alla richiesta iniziale di 3.400. A firmare l’intesa i rappresentanti dell’azienda e le organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Usb e Ugl. Per arrivare alla firma sono bastati tre incontri: il 18 e il 28 febbraio e quello del 4 marzo. Un pezzo di strada era stato già fatto alla fine del mese scorso e ora la spinta decisiva l’hanno data sia gli ulteriori passi avanti fatti al tavolo dall’ex Ilva, che la convocazione del Governo ai sindacati sulla vendita dell’azienda per la sera dell’11 marzo a Palazzo Chigi.

Il nuovo accordo sulla cassa straordinaria fissa il numero complessivo di gruppo in 3.062 su poco meno di 10mila dipendenti. In cassa andranno 2.680 dipendenti a Taranto, 15 a Racconigi, 10 a Legnaro, 115 a Novi, 25 a Marghera, 190 a Genova, 18 a Milano e 9 a Paderno. L’ex Ilva era partita da una richiesta di 3.420 cassintegrati, di cui 2.955 a Taranto, e il 28 febbraio era poi scesa a 3.200 nel gruppo. I numeri vanno intesi come massimi. In realtà poi l’applicazione reale della cassa riguarda numeri inferiori. A luglio scorso l’azienda partì da una richiesta di 5.200 cassintegrati nel gruppo per arrivare poi a 4.050 di cui 3.500 a Taranto.

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