Tra gli indagati anche l’ex sindaco e l’ex vicesindaco di Custonaci. Dalle intercettazioni emergono possibili legami con Messina Denaro.
Trapani – I poliziotti della Squadra mobile, con la collaborazione degli uomini della Direzione investigativa antimafia e dei carabinieri del Comando provinciale, hanno eseguito 21 misure cautelari, 17 in carcere e quattro ai domiciliari, nei confronti di persone appartenenti alle famiglie mafiose di Trapani, Custonaci e Valderice.
L’operazione congiunta, chiamata “Scialandro”, è il risultato di due anni di indagini che hanno rivelato sinergie e rapporti ambigui tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e gli arrestati che riuscivano ad imporre nominativi a cui destinare contributi di solidarietà elargiti in pandemia, pilotare l’affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, anche per interposta persona.
Una delle imprese aveva anche assunto un ergastolano per consentirgli di beneficiare della semilibertà. Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato anche attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole che venivano “convinti” con le minacce a non acquistare terreni che interessavano alle cosche.
Sono state anche eseguite numerose perquisizioni nei confronti di altre persone indagate a piede libero durante le quali sono stati sequestrati documenti tecnico-amministrativi e contabili dal comune di Custonaci. Fra loro c’è anche Carlo Guarano, ex vicesindaco di Custonaci: secondo gli inquirenti sarebbe stato eletto con i voti dei clan costituendo un punto di riferimento in giunta per le cosche. Indagato a piede libero anche l’ex sindaco Giuseppe Morfino, l’ex assessore Giovan Battista Campo e un consigliere comunale di maggioranza in carica. A svelare i rapporti tra Guarano e i clan, oltre alle intercettazioni, sono state le rivelazioni di un altro ex esponente della giunta che ha raccontato che l’elezione dell’indagato sarebbe stata sostenuta dai boss Giuseppe Costa e Paolo Magro. Oltre a sovrintendere alle gestione illegale dei buoni spesa in favore delle persone segnalate da Cosa nostra, Guarano avrebbe spinto per l’assunzione del mafioso Costa in un cantiere lavoro del Comune di Custonaci da settembre a dicembre del 2020.
Dalle intercettazioni sono emersi infine anche possibili legami delle cosche con Matteo Messina Denaro: in una delle registrazioni uno degli arrestati, Vito Manzo, secondo gli inquirenti affiliato alla «famiglia» di Valderice e già condannato per associazione mafiosa, avrebbe ammesso di aver incontrato il boss durante la latitanza, in gran segreto, in una grotta.