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Bledar Dedja, il coltello è stato nascosto e c’era una trappola nel bosco: “Il killer voleva uccidere”

Secondo la Procura dei Minori, l’assassino (reo confesso) del giardiniere albanese aveva pianificato il delitto. La prima udienza del processo è stata fissata il 1° ottobre.

Venezia – Il delitto di Bledar Dedja, il giardiniere albanese di 39 anni ucciso il 20 gennaio scorso con un coltello da cucina in un boschetto a Paderno di Pieve del Grappa, “è stato premeditato” e l’autore lo aveva pianificato con cura. Ne è convinta la Procura dei Minori di Venezia, che contesta al ragazzo di Crespano, reo confesso e da poco diventato maggiorenne, l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. L’autorità inquirente ha emesso nei giorni scorsi il decreto di giudizio immediato, ritenendo che le prove raccolte in fase di indagine siano più che sufficienti per l’incriminazione e il processo, nonostante l’arma del delitto non sia mai stata trovata.

La vittima, Bledar Dedja

Il delitto è avvenuto il pomeriggio del 20 gennaio scorso, a Paderno di Pieve del Grappa, in un boschetto di via dei Colli. A compierlo un giovanissimo, che aveva portato con sé il coltello nascosto sotto il giubbotto. I due si erano conosciuti circa un anno prima, quando lo studente aveva fatto un periodo di alternanza scuola-lavoro in un ristorante della zona in cui Dedja lavorava come tuttofare. Ne era nata una frequentazione che poi però il ragazzo aveva voluto interrompere. Quel giorno, però, i due si erano dati appuntamento tramite Grindr, un’app di incontri per gay. E dietro l’omicidio potrebbe esserci, forse, un ricatto di natura sessuale.

Ad incastrare il ragazzo, poi reo confesso, erano stati dapprima il ricovero in pronto soccorso per farsi medicare la mano, evidentemente ferita nel corso dell’accoltellamento. E poi le riprese di una video camera di sorveglianza, la testimonianza dell’uomo che gli avrebbe dato un passaggio in macchina a Crespano e infine le immagini che lo riprendono in piazza a Paderno mentre incontra l’albanese. Dopo aver ammesso il delitto, il 18enne avrebbe detto agli inquirenti dove aveva nascosto il coltello usato per l’omicidio. Ma l’arma – come detto – ad oggi non è ancora stata trovata.

Nei giorni scorsi il gip del tribunale dei Minori aveva rigettato la richiesta di sostituzione della misura cautelare del carcere con l’affido ad una comunità: il 18enne quindi resta in cella a Santa Bona. Nel frattempo è arrivata la svolta, alla luce della quale la famiglia della vittima è pronta a costituirsi parte civile nel processo: la prima udienza è stata fissata il 1° ottobre.

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