La plastica chimica ha assassinato l’ambiente mentre la sorella biologica promette un impatto ambientale meno nocivo e invasivo
Se si pensa che ogni cittadino europeo butta, in media, 14 kg di imballaggi di plastica ogni anno e che soltanto il 30% di questo materiale viene attualmente riciclato, si comprende perché la plastica sia universalmente considerata, oggi, come la nemica principale dell’ambiente. Spesso, in più, siamo soliti adoperare oggetti di plastica usa e getta, come le bottigliette d’acqua o i sacchetti della spesa, o ancora le bottiglie vuote dei detersivi. Si tratta di plastica che, una volta dismessa, finisce nelle discariche dove rimane indistrutta per molto tempo; oppure viene bruciata nei termovalorizzatori e, anche se in questo caso si produce energia, vengono rilasciati nell’aria gas e polveri.
E’ arrivato il momento di sostituire questa sostanza con materiali diversi, più degradabili e con un impatto sull’ambiente meno nocivo. “Le bioplastiche” – secondo Claudia Chiozzotto, esperta di tematiche ambientali per Altroconsumo – “rappresentano sicuramente un’innovazione importante da esplorare”.
Si tratta di materiali che sono pensati per essere ecologicamente più sostenibili della plastica tradizionale: sono di origine vegetale e cioè sono prodotti a partire da materie prime rinnovabili, come la patata, il mais e gli altri cereali. Materie che sono anche compostabili, cioè che si possono smaltire nell’umido. Può, però, verificarsi un problema di gradimento da parte dei consumatori, rispetto a questa nuova tipologia di plastica. Ciò a causa dell’aspetto diverso, forse meno gradevole, cui non siamo ancora abituatiL oppure per la diversa consistenza, meno solida o, ancora, per l’odore, non sempre conosciuto e giudicato piacevole.
Per verificare l’approccio con i nuovi prodotti è stato organizzato il progetto Cirk Pack, uno studio finanziato dalla Commissione europea, con il programma di ricerca Horizon 2010. Il fine era quello di sottoporre alcune delle nuove tipologie di confezioni di bioplastica compostabile ad un test di gradimento da parte dei consumatori europei.
Per l’Italia il gruppo era composto da 30 persone, che dovevano giudicare 7 tipi di confezioni create in materiale compostabile: una vaschetta per il cibo, una capsula per il caffè, una confezione di detersivo, una bottiglia per lo shampoo, un sacchetto monouso, una borsa riutilizzabile, un involucro per assorbenti.
Bisognava valutarne pregi, difetti, aspetto, resistenza, semplicità di uso e facilità di smaltimento. Ebbene: le nuove confezioni di bioplastica sono state preferite dai consumatori sotto tutti o quasi gli aspetti. Evidentemente anche la collettività comincia a percepire il valore aggiunto per la salvaguardia dell’ambiente.