L’ex dipendente di Intesa Sanpaolo ha effettuato 6.637 accessi non autorizzati ai sistemi informatici tra febbraio 2022 e aprile 2024.
Bari – Perquisizione degli ufficiali di polizia giudiziaria incaricati dalla Procura, a casa di Vincenzo Coviello, l’ex dipendente 52enne licenziato da Intesa Sanpaolo dopo aver effettuato circa 7mila accessi non autorizzati nei conti correnti di vip, politici, ufficiali dell’Arma e della Finanza, giornalisti, tra i quali quelli della premier Giorgia Meloni e della sorella Arianna, dei ministri Crosetto e Santanché, dell’ex compagno della premier e del procuratore Giovanni Melillo. L’uomo avrebbe avuto accesso ai dati sensibili di oltre 3.500 clienti in tutta Italia e li avrebbe spiati per più di due anni, dal febbraio 2022 all’aprile 2024. Nel corso della perquisizione gli sono stati sequestrati smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici diversi che saranno oggetto di verifiche forensi.
Intanto si indaga su chi e cosa ci sia dietro l’ex impiegato di banca. Il 52enne di Bitonto si difende dicendo di aver agito da solo e, per “pura curiosità” perché è un “un maniaco del controllo”, ma di non aver mai scaricato documenti dai sistemi della banca. Ma la Procura di Bari sta indagando sulla possibilità di un complotto più ampio, ipotizzando l’esistenza di mandanti che potrebbero aver orchestrato gli accessi ai dati per finalità precise. Si potrebbe trattare infatti di un mercato clandestino di informazioni. Prima il dossieraggio, poi l’attacco hacker ai server del ministero della Giustizia. E ora un ex impiegato che spia i conti correnti delle personalità politiche e istituzionali. Compreso il procuratore della Direzione nazionale antimafia, Giovanni Melillo. Ma chi c’è dietro gli attacchi? In uno scenario in cui si attenta ai simboli della vita politica e democratica ci si chiede cosa stia accadendo.
Quello che colpisce però, è che sia nel caso di Carmelo Miano, l’hacker arrestato per le violazioni ai server del ministero della Giustizia, sia nell’inchiesta di Bari, gli spioni siano impiegati. Persone comuni. Che agiscano su commissione? Nell’inchiesta sull’hacker che ha preso le mosse dalla Procura di Napoli, Nicola Gratteri aveva detto: “Ha creato una banca dati per migliaia di file, anche di criminalità organizzata. Ed è possibile che abbia agito su commissione“. Gli inquirenti stanno cercando di fare luce proprio su questo mercato alimentato nell’occulto del web.
Sulla vicenda dell’hacker e sui tanti attacchi alla rete è intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano: “Spesso gli autori di simili attacchi – ha detto – sono ancora criminali che cercano profitto dai riscatti per i dati criptati o dalla vendita nel dark web di dati sensibili vi è pero un crescente numero di hacker che presentano legami diretti e indiretti con governi di altre nazioni o comunque con gruppi che si muovono nell’agone geopolitico”. Mantovano nel suo intervento ha anche ricordato che “assistiamo negli ultimi anni a un fenomeno diverso e più preoccupante: la crescente digitalizzazione delle nostre vite fornisce agli attacchi cyber labase per causare, fuori dai campi di battaglia, effetti analoghi a quelli un tempo realizzabili solo attraverso azioni militari estremamente costose”.