Bambini sottratti ai genitori: due volte vessati

Testimonianze di ordinaria follia ramificata su tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta. Storie di bambini sottratti ai genitori per i motivi più disparati, talvolta futili, talvolta quasi incredibili…

di Carmelo Strano

Il caso nel caso. Il caso è un fenomeno sociale emergenziale che determina drammi. Si tratta di “Sottratti”, titolo di un volume di inchieste di Giuliano Rotondi. Sono i minori a farsi oggetto di diatribe familiari e di contenzioso. Il caso nel caso: quando ci si trasferisce nelle aule giudiziarie. In breve: oltre al dramma delle lacerazioni affettive, questi disgraziati ignari, fatti rotolare come palle da bowling ma che soccombono come birilli, corrono il rischio di essere ulteriormente vessati. Da cosa? Dalla burocrazia giudiziaria, da sviste o da distrazioni dei giudicanti.

La prima produce sia decadenze che odissee penose; le distrazioni provocano paradossi dalle tinte cupe. Verrebbe da dire: doppiamente sottratti. Sottratti a cosa? Alla legittima aspettativa degli affetti naturali e insostituibili. Inoltre: questi bambini sono protagonisti involontari di fatti al limite dell’umano. Il libro riporta il caso di una coppia che, a causa di sue istanze infinitivamente disattese, non riesce a riavere i propri figli che continuano nell’affidamento ad altri.

Nasce una disperata idea illegale: rapiscono la propria prole e fuggono verso il Maghreb. “Una sconfitta dello Stato“, commenterebbe Vittoria Michela Brambilla, che usò quell’espressione a proposito del caso in cui un bimbo veniva allontanato dalla propria famiglia. Era il 2014, Febbraio, quando da presidente della Commissione Infanzia e Adolescenza, tenne la sua relazione ad un convegno sull’affidamento temporaneo. A ricordare questo fatto è Massimo Rosselli Del Turco, all’epoca direttore Ispa e portavoce parlamentare di Colibrì Italia, organizzazione che si occupa di bigenitorialità e di ragioni per l’infanzia.

Il filosofo Carmelo Strano con Giuliano Rotondi

Egli firma la prefazione a questo libro di Rotondi: “Famiglie distrutte che attendono una giustizia tardiva, bambini allontanati dai loro congiunti più stretti con motivazioni generiche e incomprensibili, padri e madri che non vedono i propri figli da anni, portati in paesi stranieri senza alcuna possibilità di ritorno“. Inoltre: “Questa situazione apre le porte anche a possibili liberi arbitrii degli operatori, non legati a protiocolli ufficiali“.

Avviso ai lettori: questo libro è un vero pugno nello stomaco. Il fatto, il terribile fatto è ciò che esce nella narrazione dell’Autore, professionista siculo-laziale, non a caso destinatario del Premio antimafia Livatino e Saetta 2011, nel 2014 del Premio Mimmo Calabrò, dedicato al giornalismo investigativo e nel 2016 Premio “Scomodo” per il giornalismo d’inchiesta della Fondazione Antonino Caponnetto.

Ciò che esce dalla prefazione citata e dall’introduzione, a firma Salvatore Calleri, è disappunto, livore, rabbia. Un forte j’accuse. Calleri è il presidente della Fondazione Antonino Caponnetto e non le manda a dire: “Il libro di Giuliano Rotondi ha una funzione importante perchè affronta l’argomento scomodo dei bambini sottratti ai genitori quando non c’è un motivo valido per farlo“.

Lo dice con equilibrio, anche: “Il nemico, in questo caso, è la burocrazia, spesso cieca, che danneggia i minori, i genitori naturali e i genitori affidatari“. Il nemico è il business che a volte si nasconde distero intrecci fra istituzioni e privati“. E parla anche di “Impressionante realtà che, spesso, sfocia nella tragedia“.

Rotondi, da parte sua, dà pugni solidi come macigni per l’asciuttezza e la crudezza di stile e contenuto impiegati nel “riportare” queste “Storie giudiziarie di famiglie negate“, come recita il sottotitolo.