Baby prostitute a Bari, nuovi guai per due delle “Squad girls”: un cliente le denuncia

Avrebbero aggredito un 37enne con cui avevano concordato una prestazione da mille euro: non poteva pagare, sequestrato e picchiato.

Bari – Aveva fatto clamore nel 2021 la storia delle “Squad girls”. Così si facevano chiamare sui social le 30enni rinviate a giudizio immediato nell’inchiesta sulle baby prostitute nel capoluogo pugliese. Ora ci sono nuovi guai per loro, già accusate, insieme a altri 8, di aver indotto, favorito, sfruttato, gestito e organizzato a Bari la prostituzione di 4 minorenni, parti offese nel procedimento. Secondo quanto riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, sarebbero state denunciate da un cliente leccese e dovranno comparire, con una terza persona, davanti al gup del Tribunale di Lecce il 18 novembre. Un 37enne, che aveva concordato con loro una prestazione da mille euro, impossibilitato a pagare, sarebbe stato sequestrato e picchiato.

Era il 29 ottobre del 2021 quando, in un appartamento del centro storico di Lecce, il 37enne concorda un appuntamento con le due donne. Lì, secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri della stazione di Santa Rosa di Lecce e riferita da La Gazzetta del Mezzogiorno, avrebbe pagato la somma di 500 euro in contanti dopo aver avuto un rapporto sessuale con entrambe. Impossibilitato a consegnarne altri 500, sarebbe stato sequestrato e picchiato dalle due donne. Coinvolta anche una terza persona di Brindisi.

Così, nella richiesta di rinvio a giudizio, il pubblico ministero di Lecce Massimiliano Carducci riterrebbe il terzetto responsabile di sequestro di persona a scopo di estorsione, rapina pluriaggravata e lesioni personali aggravate. Secondo gli investigatori che seguono l’inchiesta generale, alcuni clienti hanno pagato anche centinaia di euro per singole prestazioni sessuali. “Il danaro guadagnato con la prostituzione veniva utilizzato dalle ragazze, per acquistare abiti, borse e cenare in ristoranti costosi”, hanno spiegato gli inquirenti. Per la gestione dell’attività venivano utilizzate utenze telefoniche dedicate, inserite in appositi annunci online.

Altre figure si occupavano della prenotazione delle strutture ricettive e di accompagnare le ragazze nelle camere, e c’era anche chi riceveva le telefonate dei clienti fissando gli appuntamenti. Le maggiorenni arrestate e il 29enne barese ritenuto lo sfruttatore attendevano in stanze attigue che le minorenni terminassero le loro prestazioni, per poi riscuotere personalmente il denaro dai clienti e corrispondere alle ragazze la quota loro spettante (il 50% della somma).

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